F F Tribuna Libera: LA FINE DEL PD. E DOPO ...?

giovedì 16 febbraio 2017

LA FINE DEL PD. E DOPO ...?





Credo che la paventata scissione del Partito Democratico sia un errore storico per il centrosinistra, che potrebbe trascinarsi a lungo. E’ una considerazione che faccio da cattolico di centro, senza tessera di partito (quindi neanche del Pd), ma che segue e ama la politica e che vorrebbe una dialettica politica più europea e chiara, con meno personalismi.

Dieci anni fa il Pd era nato come esperimento di amalgama tra diverse culture del riformismo, in primis proprio quella cattolico-democratica (ispirata alla dottrina sociale della Chiesa e che era stata una componente essenziale dell’Ulivo) e quella della sinistra riformista. Il dibattito interno, spesso anche vivace, tra storie, sensibilità e tradizioni politiche diverse purtroppo, nel corso degli ultimi anni, si è trasformato in una iper-personalizzazione: Matteo Renzi - che pur proviene dal mondo cattolico ma che nell’azione di governo molte volte pare aver dimenticato i cardini della dottrina sociale (l’argomento è lungo e andrebbe approfondito in altra sede) -  contro gli anti-renziani.

E' quanto di più deleterio per un partito nato su presupposti diversi da quelli del personalismo, dal partito "padronale" a quei tempi rappresentato da Silvio Berlusconi e Pdl/Forza Italia e oggi da fenomeni nuovi come i Cinque Stelle. Questo è stato il più grande errore del segretario Renzi: non riuscire a rappresentare tutto il suo partito, pur nelle differenti sensibilità e storie, preferendo un continuo referendum “su” o “contro” di lui. Il risultato sarà la rottamazione non di un vecchio modo di fare politica (prospettiva teoricamente apprezzabile) ma dell’intero suo partito e del centrosinistra.

Oggi questo scontro personale ha portato alla soglia di una scissione, favorita anche dal sistema proporzionale che verrà. Ma, se bisognerà arrivare al 50%, con chi si alleeranno i due spezzoni Pd che ne verrebbero fuori? Rifarebbero comunque un’alleanza dopo essersi "contati" in liste separate? E a cosa sarebbe servito? Di certo, tutto ciò favorirebbe la destra o i grillini, gli opposti populismi odierni.

Il percorso però pare ormai avviato e difficilmente potrà tornare indietro. Il Pd resta come una casa di coniugi che non vanno più d’accordo e vivono da separati in casa. Si può tentare di rimettere insieme i cocci ma non sempre è facile.

In tutto questo scenario, mi interessa capire il futuro della tradizione centrista e cattolica presente nel Pd, una tradizione che negli ultimi anni è apparsa timida e quasi auto-silenziatasi nel dibattito politico (nel centrodestra, che si barcamena maggioritariamente tra xenofobia e populismo, la rivendicazione del popolarismo europeo si è ormai spenta da tempo).

Questa è la preoccupazione: che ruolo potrà avere un’area fondamentale del riformismo, un'area cattolica e popolare (con la sua storia gloriosa e con i suoi valori che sono stati anche i valori che hanno accompagnato la crescita democratica e repubblicana italiana) in questo scontro finale del Pd? Schiacciata tra la gigantografia del culto della personalità renziana (con le sue alleanze trasversali e organica con pezzettini della destra) e una rinascita di una sorta di Fronte popolare di sinistra? 

Questo sarebbe il fallimento non solo del Partito Democratico ma di un pezzo essenziale della cultura democratica della storia italiana. Una storia che va oltre i leader e i governi del momento che vanno e vengono. La speranza è che, qualunque sia l’evoluzione politica nazionale, questa tradizione, cattolica e popolare, continui a trovare rappresentanza e forza di idee e personalità che la rappresentino, anche in scenari che cambiano.





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