F F Tribuna Libera: "Quello che vedo nella politica locale a Ceglie"

domenica 1 marzo 2020

"Quello che vedo nella politica locale a Ceglie"








Un interessante intervento dell'avv. Daniele Verusio:







"C’è sempre una prima volta di qualcosa e, in questi ultimi tempi, mi capita con una certa frequenza di provare a capire cosa sta succedendo nella politica cegliese. Ho sempre avuto e tuttora ho interesse per la politica ma non ne ho mai avuto molto per quella locale, ho sempre pensato che dovesse riguardare principalmente gli abitanti del posto. Da qualche mese sono tornato a Ceglie dopo circa quarant’anni e mi è sembrato conseguente provare a capire la politica cegliese.


Ogni giorno scopro qualcosa di curioso, a volte interessante a volte meno; ogni giorno sento storie belle e storie squallide. Provo a evitare con cura le squallide perché inutili ma sono quelle che ritornano con più frequenza. Sembra che quello che c’è di buono non interessi molto mentre i pettegolezzi, lo squallore e le banalità vanno per la maggiore. 


La scena è occupata da attori senza arte né parte che occupano gran parte del tempo a parlar male di tutto e di tutti e pochissimi si sforzano di costruire, di immaginare, di voler un futuro migliore per Ceglie. Mi spiego meglio, parlano di futuro ma pensano al proprio. Mi sembra di capire, o meglio constato ma posso sbagliarmi, che l’idea di futuro non è basata su un progetto pensato e condiviso, aperta al contributo di chi vuole costruire qualcosa, aperta a quello che accade oltre i confini del paese ma un pensiero solitario da manifestare “al bisogno”.



Uso le virgolette perché l’espressione “al bisogno” mi ha sempre colpito perché usata dai medici quando prescrivono alcuni farmaci (di norma, non per curare una malattia ma per gestirne i sintomi). In altre parole, sento dei politici che hanno colto alcune esigenze dei cittadini e tirano fuori la loro idea di futuro “al bisogno”. Non è qualcosa di pensato e condiviso che possa dare un effettivo contributo ma qualcosa che “cura i sintomi”. 



Del resto, è ovvio che l’approccio sia questo, mi ripeto per alcuni politici “futuro” - anche se non lo diranno mai in pubblico - vuol dire solo il proprio.
Fare politica comporta anche una certa dose di narcisismo, di voglia di mostrarsi e si può comprendere e accettare entro certi limiti, comporta una certa dose di cinismo e se ne può avere più o meno a seconda della propria natura, per alcuni comporta anche la possibilità di avere un ritorno personale.



Il ritorno personale non è necessariamente economico, anzi, dovrebbe essere ideale e altruistico, verso il bene comune. Come per un padre (meglio, un genitore) verso il proprio figlio che rappresenta il proprio futuro. Arrivo al punto, come si fa a fare politica senza ascoltare i giovani, come si fa a fare politica senza permettere ai giovani di essere determinanti nelle scelte, senza dargli spazio. Quello che vedo nella politica locale è appunto tanti medici che sono in prima fila con qualche pillola di futuro da somministrare al bisogno. 


Mi piacerebbe vedere invece padri che aiutano i figli a costruire il loro futuro. Non vorrei che questa riflessione fosse accusata di paternalismo, vorrei che fosse intesa a cercare un modo per far emergere i giovani che hanno tanto da dire ma poco spazio per farlo".





Daniele Verusio






"Quello che vedo nella politica locale a Ceglie"