F F Tribuna Libera: Il Presidente si è dimesso

mercoledì 14 gennaio 2015

Il Presidente si è dimesso




Giorgio Napolitano si è dimesso dalla Presidenza della Repubblica. E' stato il primo caso, che la nostra storia costituzionale ricordi, di un Capo dello Stato "richiamato in servizio" (tra l'altro all'età non più adolescenziale di 88 anni) per sbrogliare un ingorgo istituzionale causato dall'incapacità dell'intera classe politica a trovarne il successore, a causa dei giochini, dispetti e veti incrociati indegni di una classe politica chiamata a governare la Repubblica. 

Accettò solo a condizione che il parlamento tutto riuscisse ad approvare le riforme costituzionali necessarie a rendere la macchina statale più moderna ed adeguata alle sfide che l'Italia è chiamata ad affrontare, e anche la riforma della legge elettorale. Ad oggi nè le une nè l'altra hanno ancora visto la luce. E Napolitano saluta e se ne va. 

Si è discusso se il presidente si sia mosso, in varie occasioni, oltre i limiti del dettato costituzionale: in realtà in diversi momenti (dal Governo Monti in poi) ha dato impulso a una politica immobile e confusa a in momenti critici per il quadro economico e sociale del Paese. Nei limiti e nel rispetto della Costituzione. Chi non ha apprezzato alcune scelte politiche, criticandolo, dovrebbe anche spiegare quali sarebbero state le alternative e le relative conseguenze. Ora il giudizio passa alla Storia. 

Il Parlamento è invece chiamato a individuarne il successore cercando una persona che riesca a rappresentare un punto di riferimento per il Paese in un momento difficile, di lacerazioni politiche, economiche e sociali e che appaia superiore e separato dalle contese della politica quotidiana. Sperando che nell'individuazione di una figura istituzionale così importante si lavori ad un accordo forte ed elevato e non ci facciano assistere nuovamente alle solite schermaglie di partiti, partitini e partitoni come merce di scambio o come materiale da campagna elettorale.

Come ricordava Alcide De Gasperi: "Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni".




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