F F Tribuna Libera: Referendum, Ce ne parla l'avv. Vincenzo Vitale

giovedì 15 settembre 2016

Referendum, Ce ne parla l'avv. Vincenzo Vitale




Ricevo e pubblico con molto piacere un intervento dell'avv. Vincenzo Vitale, coordinatore provinciale del Codacons, su alcuni aspetti della riforma costituzionale oggetto del referendum con cui a breve saremo, come cittadini, consultati. 

Torneremo a parlare diffusamente sul blog dei vari punti della riforma, per cercare di capirne di più, non appena il Governo si deciderà a fissare la data per la consultazione.





"Con la nostra Costituzione vengono individuati i diritti fondamentali dei cittadini (il diritto al lavoro che è anche il diritto a una retribuzione che consenta ai lavoratori e alle loro famiglie “un'esistenza libera e dignitosa”, il diritto ad una pensione e comunque ad una tutela adeguata “in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia”, il diritto alla salute e quindi alla sanità pubblica, il diritto all'istruzione e quindi ad una scuola pubblica, il diritto a misure economiche e altre provvidenze a favore delle famiglie, i principi di dignità della persona, di solidarietà politica, economica e sociale, il principio di utilità sociale dell'impresa e della proprietà, ecc.) come limite al potere dello Stato e viene quindi regolato il funzionamento degli organi dello Stato (oggetto di modifica con la riforma costituzionale) al fine di garantire che i diritti consacrati nella prima parte della costituzione non possano essere violati. 

La divisione dei poteri di per sé non garantisce i diritti dei cittadini dall'abuso del potere se gli organi dello Stato sono in mano allo stesso partito. Ecco perché tra gli organi dello Stato riveste particolare importanza la Corte Costituzionale che controlla se la volontà della maggioranza, quale si esprime in una legge, sia o no conforme alla Costituzione, e, nel caso che non lo sia, dichiara nulla e priva di efficacia tale legge. E' quindi indispensabile l'indipendenza della magistratura che ha, appunto, il compito di custodire il diritto e proteggere i cittadini dall'abuso. 

Ora, per comprendere gli effetti della modifica costituzionale sui diritti dei cittadini, occorre premettere che la legge elettorale, cosiddetto Italicum, è una legge che assegna un premio di maggioranza alla camera dei deputati (340 seggi su 630) al partito che vince le elezioni. Tale premio potrebbe consentire al partito di maggioranza, nel caso di vittoria del referendum costituzionale, di scegliersi il Presidente della Repubblica e, indirettamente, i componenti del Corte Costituzionale di nomina presidenziale, pregiudicando quindi la legittimazione degli organi di garanzia più importanti della nostra democrazia. 

Infatti, mentre attualmente nella Costituzione è previsto che per la nomina del Presidente della Repubblica, dopo il terzo scrutinio, la maggioranza assoluta dell'assemblea (art.83) e quindi 504 voti su 1008 aventi diritto (considerando anche i delegati regionali), con la modifica si prevede che dal quarto scrutinio si scende ai tre quinti dell'assemblea (435 voti), mentre dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza di tre quinti dei votanti (cioè di quelli presenti ) e, quindi, ad un numero ancora inferiore. E' stato giustamente osservato che il riferimento ai “votanti” nel nuovo art.83 consentirà possibili tatticismi parlamentari per abbassare il quorum. 

Ne consegue che il partito di maggioranza potrebbe eleggere da solo il Presidente della Repubblica, disponendo già di 340 voti alla camera dei deputati e nel senato presumibilmente, in quanto partito che ha vinto le lezioni, di un numero considerevole di senatori. E' quindi concreta la possibilità che il Presidente della Repubblica venga designato dalla sola maggioranza, con la conseguenza di influenzare indirettamente la nomina di un terzo dei quindici giudici che compongono la Corte Costituzionale. Ora, poiché il potere di nomina di un altro terzo della Corte compete direttamente al parlamento (3 alla camera dei deputati e 2 al nuovo senato), la “politica” potrebbe designare ben dieci giudici costituzionali su 15. Gli altri 5 continuerebbero ad essere nominati dalla Magistratura. 

In sintesi, l'attuale riforma costituzionale rischia di attribuire un potere incontrollato all'esecutivo, depotenziando la figura del Presidente della Repubblica, che perderebbe la sua autorevolezza se fosse di fatto nominato da un solo partito. Ma soprattutto potrebbe consentire al partito di maggioranza di “conquistare” la Corte Costituzionale, con conseguente politicizzazione di un organo giurisdizionale di ultima istanza, la cui indipendenza è necessaria per la tutela dei diritti dei cittadini riconosciuti dalla prima parte della costituzione. 

Il voto sul referendum dovrà tener conto dello scopo primario della costituzione (impedire che il potere possa non riconoscere o anche limitare i diritti fondamentali dei cittadini) e se dunque la riforma che ci viene proposta soddisfa tale scopo e non certo se vi è una riduzione di spesa, che può essere ottenuta in mille modi diversi (per esempio,riducendo gli emolumenti ai nostri deputati o eliminando enti inutili)". 

Vincenzo Vitale



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