F F Tribuna Libera: Siamo quello che mangiamo

domenica 30 ottobre 2016

Siamo quello che mangiamo





Si terrà il prossimo 4 novembre alle 18:30, presso il Castello Ducale, l'incontro dal titolo "Tu sei quello che mangi", organizzato dal Lions Club International, distretto Ceglie Messapica-Alto Salento in collaborazione con i Lions Club Ostuni Host, Martina Franca Valle d’Itria e Crispiano, col patrocinio della Città di Ceglie Messapica.







Con la moderazione della giornalista Sonia Gioia, si affronteranno i diversi ma sinergici gli approcci al tema del mangiar sano dei relatori dott. Antonio Caretto, direttore UOC endocrinologia, malattie metaboliche, nutrizionista e dott. Claudio Pagliara, oncologo ed esperto di medicina olistica. Nella convinzione, mutuata da George Herbert, che “chiunque sia stato il padre di una malattia, una alimentazione non corretta ne è stata la madre”.


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“Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo”, affermava Oscar Wilde e “Mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un’arte” sosteneva Francois de La Rochefoucauld, mentre B.W. Richardson dichiaravaConserva e tratta il cibo come se fosse il tuo corpo, ricordando che nel tempo il cibo sarà il tuo corpo”. Mai come nell’attuale società globalizzata  il cibo, il suo consumo e la sua esplorazione sono stati oggetto di diffuso dibattito. Mentre ancor oggi ci sono comunità umane che patiscono la scarsità di cibo altre combattono i gravi disturbi derivati e dal suo smodato consumo e dalla sua qualità di provenienza industriale.  

Circa l’ottanta per cento del cibo sugli scaffali dei supermercati di oggi non esisteva 100 anni fa.
Gli industriali dell’alimentazione sono riusciti a persuadere milioni di consumatori a preferire alimenti già pronti. Coltivano, cucinano, vi portano i pasti e, proprio come la vostra mamma, vi supplicano di mangiare. Il mangiatore industriale infatti non sa che mangiare è un atto agricolo, non conosce più né immagina i collegamenti che esistono fra l’atto di mangiare e la terra ed è perciò necessariamente passivo e acritico, in parole povere, una vittima: si soffre ormai di un’amnesia culturale pericolosa e fuorviante.







Siamo quello che mangiamo