F F Tribuna Libera: Vincenzo di Oronzo e Vincenzo Gasparro

lunedì 7 ottobre 2019

Vincenzo di Oronzo e Vincenzo Gasparro






Il poeta cegliese Vincenzo Di Oronzo ci regala una intensa e affascinante recensione di "Cartesio è andato via", la nuova opera poetica scritta da Vincenzo Gasparro.


CARTESIO E'ANDATO VIA
Note critiche di Vincenzo Di Oronzo



La sacra colomba
verrà catturata ancora,
comprata e venduta,
e comprata ancora,
la colomba mai libera non è.

Leonard Cohen




La bellezza ha il silenzio dell'ala, ha la sovversione della parola, che suscita esistenze, interroga i loro mondi, ne scruta i destini,l'onirico incantesimo e l'oscuro enigma che li avvolge. Questo transfert estetico accade in Cartesio è andato via (BookSprintEdizioni), ultima silloge di poesie di Vincenzo Gasparro.


Improvvisa, come su un palcoscenico lunare,la scena poetica iniziale si accende di intense suggestioni e di sim-metrie evocatrici di altre voci dell'elegia contemporanea e del pensiero del '900 e della post-modernità. Balena il male dell'uomo come il gabbiano bruno nella notte della storia: "Sulla scogliera scoscesa/è piombato il buio della sera", e trasvolano "lasciti di cenere" in una veglia di occulte cantilene. Allo specchio si assomigliano i ritmi cantatori di Leonard Cohen :"Ho visto gente/morir di fame/si uccideva,si/stuprava"."I loro villaggi erano in fiamme,/tentavano di fuggir via./Non riuscivo a sostenere i loro sguardi./Fissavo la punta delle mie scarpe./Era sarcastico,era tragico."Era quasi come un blues".


Così barcollano figure in dissolvenza di morte, scintillano occhi di fame e di guerra, si consumano città senza porte, si angosciano fontane tormentate dalla sete. Icone raccapriccianti si aggirano nella desolazione delle ore crude: "la pietra annerita", i graffiti strazianti sui muri dell'anonimo lamento,"i randagi" dispersi nel sonno delle strade.E "l'aria polverosa annienta il tempo/consumato e le impronte fissate/sulle foglie ostinate tra imprecazioni/di dolore soffocati dalle labbra cucite". 

Si affaccia alla mente la terrifica visione degli spiriti nel tredicesimo canto del Purgatorio di Dante, dedicato all'invidia. Al Poeta e a Virgilio si presentano gli spiriti appoggiati alla parete, dello stesso colore della pietra, con gli occhi cuciti da filo di ferro. In veloci flussi si susseguono i versi. In tal modo, Vincenzo Gasparro scandisce la sua voce continua come un astro sparente, che sempre risorge in una medianica fenice: "Ho dimenticato il tuo volto/nella ruggine del tempo...". 

E "la dimenticanza dei volti",l'acme dell'inesistenza. Là tutti sembrano avere due volti e nessuno. L'identità si annulla in una indeterminata spirale,scivola nella specularità degli "orologi molli" di Salvator Dalì, nella psiche disunita.


Tutti, senza saperlo, non si accorgono di ciò che ormai non è più "coscienza", si scompongono, senza ore,senza io,nella liquida città, descritta da Zygmunt Bauman, che definisce la post-modernità come vacuità evanescente immediatamente di produttori e di consumatori, che si confondono in "oggetti" dell'effimero, in "merci" luminescenti, in chimere visionarie del nulla. 


E' la guerra invisibile del non-senso, combattuta da guerrieri inconsapevoli ossia da suicidi della propria originaria identità creatrice: del bene e del bello, dell'amore e dei vicoli musicanti. Chi passeggia ancora sulla piazza della parola e dell'incontro, chi cammina nella metrica dei passi sincroni, nell'ascoltare di un'orchestra? In questa curva parabola si inserisce la struggente poesia di Vincenzo Gasparro. 


Il settembre di foglie va coi gialli clochard, in Cartesio è andato via, e, insieme,hanno gli occhi di sale, il ventre che grida nel vuoto, la faccia che rotola in cartoni di lune, appena si "appoggiano al cielo della notte". E al presagio di sandali sulla strada si illumina il desiderio di Elena, la sua incandescenza d'amore. E' un'odissea abitata da "finestre" impresse nel "gelo", da "strade deserte e ombre",/ "dietro i vetri che "proiettano solitudine". 


E senza respiro, tutto di nuovo s'inabissa nel sangue, e i combattimenti hanno tutti gli stessi occhi, hanno tutti la stessa parola insanguinata sulla bocca: e si denudano e si uccidono come abitanti di un manicomio, fatto di pareti semoventi. Là tutto deve cambiare per la vista,perché tutto permanga uguale.Perché questa tenebra del male nella storia, fino alla pazzia? E il non-senso che genera il lutto dell'a-nomia collettiva ovvero dei "senza nome"? Così la parola affronta la sua nullificazione. Sta sulla riva contraddetta della morte.


Angelus novus è il titolo di in celebre dipinto di Paul Klee, che raffigura la sconfinata paura del destino di ogni società, di ogni tempo:qualsiasi abito indossi nell'anfiteatro degli eventi. E' l'ologramma atterrito della modernità del '900, del quale il filosofo Walter Bejamin, più di ogni altro, incarna le tragiche declinazioni, che ancora si articolano, come spettri, in questo primo ventennio del XXI secolo. L'interprete è l'Angelo, che si allontana da un paesaggio retrospettivo con lo sguardo abbacinato. Ha gli occhi spalancati, le ali sconvolte, che immobilizzano il suo volto impossibile:contempla dietro di sé un passato di rovine, cumuli di morti che non riesce a fermare. E' il cosmo nero.


Tuttavia, Vincenzo Gasparro ha in sé l'oasi della poesia: e il Cartesio è andato via,è,invece.qui nella città, con la testa di Orfeo, che ancora scorre e canta sulle acque del fiume: "cerchiamo sempre nuove rotte/ alla sco-perta dei segreti della vita"/. Prosegue:"Anche le pietre hanno un'anima/ la terra erutta e vive e nessuna/autorità nei suoi appunti sul quaderno/ è capace di svelare tutti i misteri". 


Vincenzo Gasparro, nel suo originale esergo,cita la Lettera a Delio di Antonio Gramsci, che pone in risalto l'alto valore della storia, costruita da tutti gli uomini, uniti tra loro in un fulgido cammino di studio e di lavoro.


Marx, in La miseria della filosofia, dice:"Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico,e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino ad allora erano state comunicate ma mai barattate,donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate,-virtù,amore,opinione,scienza,coscienza,ecc.-tutto divenne commercio".


Qualcuno salverà dalla morte "la sacra colomba" di Leonard Cohen. qualcuno libererà le caviglie della danza dell'Africa,madre di ogni Sud dell'umanità.Altri uomini dalla mente di uccelli, altri Orfeo genera la poesia. Essi faranno morire la morte?


Roma 04/10/2019 

Vincenzo di Oronzo




Vincenzo di Oronzo e Vincenzo Gasparro