Qualche giorno fa, ritrovandomi con un amico, si parlava di conoscenze comuni, in maniera positiva. Andando via, dopo quella chiacchierata, ho fatto tra me e me alcune considerazioni, con un sorriso. Su cosa? Su quanto possa essere relativo il concetto di età e del tempo che passa. E su come la nostra cultura quotidiana, nella nostra piccola grande Ceglie, sia sotto alcuni aspetti innovativa e capace di abbattere la barriera dei luoghi comuni come nessun'altra (ma chi l'ha detto poi che abbiano ragione gli altri?).
Parlo del concetto di
"giovane" e "anziano", distinzione che a Ceglie da sempre si
è arricchita di sfumature, riuscendo allo stesso tempo nel miracolo di prolungare la fase della giovinezza, rispetto
al pensiero comune.
Questa potrebbe essere una
classificazione "anagrafica": la definizione di "Piccinn'"
comprende persone che hanno un'età compresa da 0 e 40 anni ("Cud et nu bellu piccinn" mi aveva detto l'interlocutore di cui vi parlavo all'inizio). Dai 41 anni ai 60 si passa ad essere "uagnon" ("Nangi èt nu bruttu uagnon'"). Dai 61 agli 85 si entra poi
nella fase "cristian'"
("Ha saput' ce è success a cudu
cristian'?"). Infine, dagli 86 in poi si passa al gruppo "cristianu grann".
E' una considerazione che mi ha
fatto sorridere e dato anche un certo senso di ottimismo. Siamo riusciti ad eliminare culturalmente il concetto di "vecchiaia". La nostra Ceglie è
bella anche in questo.