Rivedendo, attraverso i libri o in video, le immagini della storia del secolo scorso (in particolar modo nella fase dei regimi totalitari) balzano agli occhi quelle delle grandi adunanze di popolo, i grandi eventi pubblici del regime. In particolar modo nelle piazze. Mostrare la piazza piena, con foto e filmati (di rapida presa sullo spettatore), equivaleva ad agire sull'inconscio individuale per stimolare nella mente del suddito la rappresentazione simbolica del'unità tra il governo e il popolo, prolungata molto oltre l'evento stesso. Più la folla era oceanica più il messaggio trasmesso era che il consenso al governo fosse forte e invincibile.
Per questo il Ministero della propaganda fascista
dava ordine di effettuare soprattutto inquadrature dall’alto, cercando di evitare di mostrare spazi vuoti all’interno della folla; l'unità tra il popolo e il regime doveva sembrare maestosa e indissolubile.
Oggi fortunatamente non c'è più
un regime autoritario, siamo una democrazia, c'è la libertà (anche di critica) ma la propaganda è ancora praticata. Lo richiede il
concetto stesso di società di massa: concetti semplici, veloci, immagini che
arrivano a tutti e che contribuiscono alla percezione dell'immagine che il
singolo cittadino ha della politica.
Per cui ecco l'uso propagandistico
delle immagini delle piazze piene (ricordate
le foto delle piazza piene ai comizi di grillo qualche mese fa? - Ciò nonostante
il M5s fu doppiato come voti dal centrosinistra).
E anche a livello locale in una piccola realtà come la nostra, c'è ormai il "torneo"
sui social network tra i politici della maggioranza per chi posta la foto di
eventi estivi con maggiore affluenza di pubblico in piazza, simbolo del
"cuore" della città.
Il messaggio è subliminale ma
semplice: l'amministrazione organizza l'evento - l'evento riempie la piazza di
persone - la piazza rappresenta il popolo - il popolo sostiene alla grande
l'amministrazione. In realtà gli elementi non sono logicamente così
interconnessi ma a livello subliminale il concetto riesce spesso a passare.
Ed è per questo che chi ricorre
a tale strategia comunicativa deve contrastare qualunque elemento aggiuntivo
che potrebbe turbare l'equazione.
A livello teorico, qualunque
governo normale farebbe tesoro dei consigli e delle segnalazioni (c'è un problema, dunque cerchiamo di
risolverlo per migliorare ancora di più la situazione comune) ma la
propaganda non può accettarlo. Dunque, parlare di altri aspetti connessi (ad
esempio, i costi di un evento, la pulizia dei luoghi pubblici, i disagi vari)
deve essere presentato, da chi governa, come una sorta di disfattismo rispetto
all'immagine "da cartolina"
studiata e portata avanti. Poco importa
il fatto che sia una bugia e che non esista nessun cittadino che non sia
contento se la nostra città (che è di tutti) sia piena di gente: il meccanismo
della propaganda non può rischiare di incepparsi. Degli altri problemi quotidiani dei cittadini non bisogna parlare.
Chi critica aspetti non graditi viene addirittura (dal momento che la piazza piena deve essere identificata col consenso dei cittadini al governo) presentato come uno che "vuole presentare una brutta immagine" della città, Stato o quello che sia. Come quel bambino che, in una famosa storiella, osava dire che "il re è nudo" (e il re lo era davvero ma nessun suddito aveva il coraggio di dirlo).
Per non parlare del mostrare la
piazza vuota nei giorni "ordinari", quando il grande rito collettivo
dell'evento pubblico non riesce a dispiegare i suoi effetti.
La critica al "non amare la
città attraverso quelle foto" diventa ancor più dura, proprio perchè va a
intaccare l'elemento essenziale della propaganda. Poco importa, anche qui, che la foto sia vera.
Ma oggi la società è molto
diversa da quella degli anni 30 e 40. L'informazione e la capacità di approfondimento
sono libere, rapide e alla portata di tutti attraverso internet e i social
network. I cittadini hanno coscienza maggiore dei loro diritti, giudicano
liberamente gli operati e i risultati dei governi, come amministrano i loro
soldi, anche ciò che non fanno e ciò che avrebbero potuto fare per la
collettività e non hanno fatto.
Per cui quando veniamo
bombardati dalle foto sui grandi eventi da qualche politico o da qualche suo scudiero, chiediamo a questa
persona: cosa hai fatto prima dell'evento (e cosa farai dopo l'evento) per
risolvere i tanti problemi di noi cittadini che forse un concerto può far
dimenticare per una sera ma che, al mattino dopo, tornano prepotentemente e
tristemente davanti agli occhi?
Basta solo organizzare con soldi dei cittadini un concerto - e lasciare le strade che sembrano bombardate, non adottare alcuna misura concreta preventiva di politiche per la sicurezza, prepararsi a una nuova tornata di tasse sulla testa di famiglie e commercianti - per dire che si è soddisfatti di questa politica per i cittadini? Noi pensiamo di no, per quanto bello sia il concerto e per quanto contenti siamo e saremo per la piazza di Ceglie piena. Disfattismo? No, penso sia buon senso. Amministrare una città è un'altra cosa. Ciò nulla toglie alla qualità degli eventi (pagati da noi stessi) e al piacere di vedere la città piena di persone. Vorremmo fosse più spesso così.
Basta solo organizzare con soldi dei cittadini un concerto - e lasciare le strade che sembrano bombardate, non adottare alcuna misura concreta preventiva di politiche per la sicurezza, prepararsi a una nuova tornata di tasse sulla testa di famiglie e commercianti - per dire che si è soddisfatti di questa politica per i cittadini? Noi pensiamo di no, per quanto bello sia il concerto e per quanto contenti siamo e saremo per la piazza di Ceglie piena. Disfattismo? No, penso sia buon senso. Amministrare una città è un'altra cosa. Ciò nulla toglie alla qualità degli eventi (pagati da noi stessi) e al piacere di vedere la città piena di persone. Vorremmo fosse più spesso così.