E' notizia di qualche ora fa l'ennesimo arresto per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti (40 grammi di hashish nascosti da una donna negli slip) avvenuto nella nostra città.
Solitamente quando ci sono notizie del genere, subito l'attenzione generale riguarda il "chi è" la persona arrestata o "beccata", e tutti relativi dettagli. Ma credo che il fatto di cui bisognerebbe parlare maggiormente sia piuttosto l'altro lato della vicenda: i clienti, gli utilizzatori finali di questo vergognoso mercato.
Queste periodiche notizie di arresti (siamo sempre riconoscenti alle Forze dell'ordine per il loro lavoro) sono solo una piccola punta di un "iceberg" problematico che è il consumo di hashish, marijuana e soprattutto cocaina, una realtà che ormai ha raggiunto le dimensioni di un fenomeno sociale allarmante. E' così in tutta Italia, non solo a Ceglie. Un fenomeno trasversale alle fasce di età, alla posizione sociale, al livello di istruzione e cultura.
Perchè è chiaro che se c'è chi spaccia questo schifo vuol dire che c'è un'altrettanto ampio "mercato" di clientela (abituale o meno) di consumatori sul territorio che tale schifo richiedono. La legge della domande e dell'offerta vale anche per la droga. Anche a Ceglie Messapica, provincia di Brindisi.
Tanti, troppi, assumono droga abitualmente. Non è più neanche più una sorta di trasgressione (resta comunque una coglionata) e per questo è ancora più preoccupante: perchè la "sniffata" in particolare pare sia diventata una sorta di rito sociale diffuso, non degno di attenzione, un qualcosa quasi "normale" su cui scende il silenzio, l'accettazione di fatto da parte della società.
Non se ne parla. E invece bisogna parlarne e condannarla a costo di sembrare "antichi", "bacchettoni" e "salutisti".
E' un fenomeno sociale così ramificato e stratificato che la repressione da sola non basta. Premesso che ritengo sia da respingere qualunque proposta di legalizzazione/liberalizzazione delle droghe (senza distinzione tra leggere o pesanti, è sempre e solo droga) sono convinto che l'unica strada per tentare di arginare un cancro sociale così diffuso non possa che essere la prevenzione.
Attraverso la cultura, la discussione, il ruolo insostituibile delle famiglie e delle Istituzioni, della Scuola, della politica.
Che drogarsi sia da coglioni devono essere le famiglie e le istituzioni a farlo capire (magari non con questa definizione diretta ma in modo ugualmente chiaro e non fraintendibile) soprattutto alle generazioni più giovani, quelle più a rischio di trascinamento da parte del "branco".
Bisogna ribaltare il concetto di "normalità" che deve tornare ad essere quella della "lontananza" dalle sostanze stupefacenti.
Forse qualcuno leggendo questo post, lo etichetterà come "conservatore", "moralista" o cose del genere. Non mi interessa, sono convinto che non sono il solo a pensarla così. Mi preoccupa di più se qualcuno penserà "è esagerato" o "ma non è mica così".
Ricordo la conclusione dell'introduzione all'ultimo libro di Roberto Saviano "Zerozerozero", che dopo aver letto un lungo elenco astratto di persone che fanno uso abituale di cocaina concludeva: "Se, pensandoci bene, ritieni che nessuna di queste persone possa tirare cocaina, o sei incapace di vedere o stai mentendo. Oppure, semplicemente, la persona che ne fa uso sei tu".