Oggi parliamo del nostro dialetto, il dialetto cegliese, E' decisamente affascinante, racchiude e conserva la nostra storia, le nostre radici, la nostra cultura. E le rinnova ogni giorno.
Però, diciamocelo, non è facile da comprendere per chi cegliese non è. Qualche anno fa, nel corso di un processo, i giudici in Corte d'Assise dovettero nominare dei periti per decifrare alcune intercettazioni avvenute in dialetto cegliese stretto per di più con un audio non perfetto.
Quali sono le caratteristiche del dialetto cegliese?
(Ringrazio l'amico Severino Gasparro per l'immagine che trovate qui sotto)
Così lo troviamo descritto su Wikipedia:
Il dialetto parlato a Ceglie Messapica è «un idioma irto e arcaico, chiuso in un'enclave, o meglio al discrimine tra diverse aree linguistiche [...] sicché ha goduto nel tempo di una propria insularità che l'ha preservato da contaminazioni massificanti e imbastardimenti consumistici».
I vocaboli usati sono nella maggioranza tarantini, ma la sua cadenza rimanda molto spesso ai dialetti pugliesi della fascia centrale. Nonostante una quasi coincidenza col vocabolario tarantino, si trovano anche vocaboli condivisi con tale fascia: ne sono un esempio i pronomi dimostrativi, cusse (questo) e cudde (quello), a differenza del tarantino che li indica con quiste (questo) e quidde (quello).
I dialetti dei piccoli centri limitrofi di San Michele Salentino e Villa Castelli derivano direttamente dal cegliese, per cui ne conservano moltissime assonanze e similitudini (le due cittadine furono infatti fondate da contadini e coloni cegliesi ivi trapiantatisi secoli or sono) soprattutto quello castellano.
Anni fa, Pasquale Elia pubblicò su IdeaNews un vero e proprio dizionario del dialetto cegliese
E anche noi ci divertimmo tempo fa, raccogliendo sulla Community Facebook del blog alcuni detti simpatici e caratteristici segnalati da tanti di voi. Ne venne fuori un fascicoletto online che trovate anche sulla colonna sinistra del blog.
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