F F Tribuna Libera: Largo ai giovani?

domenica 2 gennaio 2011

Largo ai giovani?

L’altra sera il Presidente della Repubblica ha dedicato il tradizionale messaggio di fine anno ai giovani, alle nuove generazioni del nostro paese. E ha toccato in particolar modo il problema del gran numero di giovani che non riescono a trovare un'occupazione.

Questo è stato il punto centrale del discorso:

Gli ultimi dati ci dicono che le persone in cerca di occupazione sono tornate a superare i due milioni, di cui quasi uno nel Mezzogiorno ; e che il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 15 anni e i 24 ha raggiunto il 24,7 per cento nel paese, il 35,2 nel Mezzogiorno e ancor più tra le giovani donne. Sono dati che debbono diventare l'assillo comune della Nazione. Se non apriamo a questi ragazzi nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia : ed è in scacco la democrazia.

Parole importanti che vanno a merito del Capo dello Stato, il quale segnala quello che è ormai un dato sociale preoccupante e non più rinviabile. Le forze giovani e attive su cui ogni società dovrebbe puntare, attraverso il ricambio generazionale, per mantenersi in equilibrio economico e sociale escluse dal lavoro e quindi dalla possibilità di progettare un futuro lavorativo, personale, familiare dignitoso.


Per non parlare poi del problema del precariato, in particolar modo quello legato ai cosiddetti contratti di lavoro parasubordinato, che oggi caratterizza la gran parte delle persone occupate dai 20 ai 40 anni.

E cosa accadrà domani quando questi lavoratori andranno in pensione? Chi è andato in pensione fino al 1995 infatti gode di un trattamento pensionistico legato all'ultima retribuzione. Oggi il 27,4% degli attuali pensionati riceve puntualmente alla fine di ogni mese una pensione di circa 1.500.

Per chi è venuto dopo, vale invece il sistema contributivo, legato cioè ai contributi versati nella carriera lavorativa. Calcolando poi che i contratti atipici, oltre a prevedere bassi compensi, incertezza sulla durata nel tempo, sono caratterizzati tra l'altro da contributi molto più bassi rispetto ai contratti "tradizionali", quelli delle generazioni precedenti, il quadro non è molto incoraggiante.

Quindi i milioni di lavoratori precari di oggi, a fronte di uno stipendio (quando va bene) intorno agli 800/900 euro al mese matureranno una pensione di 340 euro. Anche se avranno pagato contributi per decenni. Per la prima volta nella storia le nuove generazioni staranno peggio di quelle precedenti. Ci sarà, se le cose continuano così, un enorme esercito di nuovi poveri.


Tant'è che l'Inps non fornisce ai precari la simulazione online della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: il presidente dell'Inps ha spiegato qualche mese fa che se ciò avvenisse "rischieremmo un sommovimento sociale".

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Come si fa, in queste condizioni, a progettare un futuro, una famiglia, una vita come era normale fino a qualche anno fa e come sarebbe diritto individuale di ognuno?

Molto interessante al riguardo questo intervento del giornalista e blogger Mario Adinolfi. Dateci una "guardata".



E intanto cosa ha fatto di concreto la politica in questi anni? Parole, parole e solo parole. Soprattutto in campagna elettorale. E poi? Per non parlare di alcune perle clamorose pronunciate negli ultimi anni, in maniera spesso anche trasversale. Dai “bamboccioni” fino al consiglio di sposare il figlio del premier.




Tanti anni fa, quando si stava ricostruendo l’Italia distrutta dalla dittatura e dalla guerra, uno dei più grandi statisti del nostro secolo, Alcide De Gasperi tracciò una profonda differenza tra politici e statisti, spiegando: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione".

Altri uomini, altre personalità politiche difficili da ritrovare oggi dove non solo non si vedono all’orizzonte immediato grandi statisti, ma anche i politici hanno ormai lasciato, a tanti livelli, lo spazio ai politicanti.

Largo ai giovani?