Una riflessione
Che il governo Berlusconi abbia le ore contate è ormai indubbio. Il numero degli "improvvisi" anti-berlusconiani aumenta di ora in ora, come da prassi italiana.
Il Cavaliere assicura che non si ripresenterà alla prossima scadenza elettorale come candidato premier ……. forse. Ma, finito il berlusconismo, cosa accadrà all’anti-berlusconismo? Un processo storico si sta chiudendo ed è un processo già ripresentatosi, in forme diverse, nel corso della nostra storia unitaria.
Fin da quando, alla fine del XIX secolo, iniziò il processo di allargamento del diritto di voto, la tendenza della politica italiana è stata quella del voto “contro” qualcuno o qualcosa, più che “per”.
I liberali fecero sostanzialmente venir meno la differenza tra Destra e Sinistra storica, accomunate dalla lotta agli “estremisti” repubblicani, socialisti, clericali e radicali. Anche il consenso al movimento fascista dai primi anni ’20 e al consolidamento della dittatura era legato essenzialmente alla "paura" da parte dei cedi medi e di quelli borghesi rispetto l pericolo “bolscevico” scatenato dal diffondersi del contagio internazionale della Rivoluzione d’Ottobre scoppiata qualche anno prima.
Così come una parte dell’elettorato moderato e conservatore italiano votò la DC dal secondo dopoguerra agli anni ’80 per arginare il “pericolo comunista”. Quando quel pericolò storicamente termino', iniziò storicamente anche la fine della Dc.
Cadute le grandi ideologie del Novecento, la discesa in campo di Berlusconi nel ’94 fu presentata (con la sua vittoria) come un baluardo per evitare l’ascesa al governo delle “sinistre”, mettendo insieme una coalizione che andava dalla Lega Nord agli ultranazionalisti della Fiamma Tricolore. Simmetricamente nasceva il centrosinistra che si estendeva dai moderati fino a Rifondazione comunista (coalizione a fasi discontinue) per togliere – riuscendovi due volte – la guida del governo al Cavaliere.
Ora che Berlusconi sta definitivamente uscendo dalla scena politica italiana, cosa accadrà? Cosa terrà insieme l'attuale maggioranza e l'attuale opposizione? La speranza è che finalmente anche in Italia ci sia una dialettica politica normale, in cui i cittadini siano chiamati ad esprimersi su alleanze e programmi coerenti e per progetti di governo alternativi. E non solo “contro” qualcuno.
IN PUGLIA
Sulla stampa locale si parla di possibili futuri "rimpasti" nella Giunta regionale guidata da Nichi Vendola. Due assessori regionali sono infatti in corsa alle primarie per l’elezione del sindaco di Lecce e Taranto. Candidati sono infatti, tra gli altri, due assessori regionali entrambi del Pd – la vicepresidente Loredana Capone e l’assessore al bilancio Michele Pelillo. Contro di loro Sel presenterà due suoi candidati che daranno battaglia alle primarie: Carlo Salvemini a Lecce e il sindaco uscente Ippazio Stefano a Taranto.
La previsione di Vendola sul risultato leccese: “Loredana farà la campagna elettorale da vicepresidente e vincerà”. Anche contro lo stesso candidato sponsorizzato dal partito di Vendola, quindi. L'ottimismo dei sellini leccesi immaginiamo che sarà alle stelle.
Scudocrociato a Ceglie
Pare si stia rimobilitando anche il partito della Democrazia Cristiana, il cui segretario è Angelo Sandri e che, per un cavillo burocratico, pare non sia mai stata sciolta. Il congresso nazionale è previsto per la prossima primavera. Leggi qui
Anche dalle nostre parti pare che i titolari del simbolo si stiano organizzando. Segretario provinciale è stata infatti nominata una nostra giovane concittadina: Angela D’Amico, già candidata alle scorse elezioni provinciali con “Noi Giovani con Ferrarese”.
In bocca al lupo.