"Perché io ho avuto
fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero
forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli
risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato
da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto
forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti
abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro:
In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi
miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt, 25, 35-40)
Ieri la tragedia di Lampedusa. Un barcone fatiscente partito
dalla Libia con a bordo 500 disperati ammassati provenienti da Eritrea e
Somalia, in fuga da un presente che non dà più speranze, in cerca di un futuro
migliore, umano, per sè e i propri figli. Il motore che si blocca, passano dei
pescherecci a cui dalla carretta del mare viene chiesto soccorso. Passano tre pescherecci ma non si fermano, probabilmente hanno paura di essere accusati del reato di complicità in
immigrazione clandestina. Qualcuno a bordo accende un fuoco per attirare
l'attenzione, le persone a bordo si spostano da una parte all'altra.
Le fiamme
avvolgono l'imbarcazione, che si capovolge. In tanti non sanno nuotare. A sera
vengono ripescati 110 corpi senza vita, tra loro anche e donne incinte e
bambini: la vittima più piccola aveva un anno. Sarebbero 155 i superstiti
tratti in salvo. Continua la ricerca dei dispersi. Lo scenario a cui si assiste a Lampedusa è di
quelli che provoca soltanto orrore, domande su cosa siamo diventati, cosa sono diventate l'Europa e l'Italia.
Su tutto si erge il forte appello del Papa: "Viene la
parola vergogna: è una vergogna. Dobbiamo unire gli sforzi per evitare queste
tragedie".
L'artista cegliese Cosimo Epicoco ha commentato la tragedia con questa sua opera.
Il titolo è "Souvenir".