Nel 2002 il Governo
Berlusconi siglò con i sindacati Cisl e Uil il famigerato "patto per
l'Italia". Tra le altre cose, l'accordo prevedeva che per i nuovi assunti
(a tempo indeterminato) non si applicasse per i primi tre anni di rapporto
l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Si sarebbero potuti cioè, per quel
periodo, licenziare anche senza giusta causa, salvo un indennizzo. Contro
questa proposta si schierarono i partiti del centrosinistra, in primis i DS, e
la Cgil. Fu organizzata una grande manifestazione a Roma con la partecipazione
di quasi 3 milioni di persone. La proposta fu archiviata a furor di popolo.
A distanza di anni il
governo Renzi (sostenuto dagli stessi partiti del centrosinistra in questa nuova alleanza innaturale col Nuovo Centrodestra dei berlusconiani pentiti) lancia il
Jobs-Act per risolvere il problema del lavoro ai giovani: per le nuove assunzioni prevede il
contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità
di servizio. Cioè, si elimina il reintegro in caso di licenziamento senza
giusta causa per tutti i nuovi assunti, almeno all’inizio del rapporto di
lavoro, e si sostituisce per 3 anni con un indennizzo crescente con il crescere
dell’anzianità aziendale. Si può comunque sempre licenziare una persona in
questo periodo, anche senza giusta causa.
In
pratica è sostanzialmente la stessa cosa di quanto proposto dal cavaliere (di
cui non sentiamo certo la mancanza). Davvero la dirigenza del "nuovo"
centrosinistra vuol far digerire ai suoi elettori e militanti questa
riverniciatura del peggior berlusconismo? Stanno facendo di tutto per
portarci a ciò che mai avremmo immaginato: farci rimpiangere D'Alema e la
vecchia dirigenza. Presidente Renzi, torna in te stesso.