“L’ironia e l’intelligenza sono sorelle di sangue” diceva qualcuno tempo fa. E in alcuni casi l'ironia colpisce più della spada. Non si spengono ancora le polemiche sul manifesto dei CeR, censurato dopo appena pochi minuti e che continua ancora ad "agitare il sonno" di tanti esponenti politici messapici. I fatti li conoscete e potete rileggerli andando a ritroso nei post.
Quale è stata la prima reazione immediata? Rimuovere il tutto. Sostanzialmente un boomerang, perchè hanno reso un semplice manifesto politico una notizia. Ci si è appellati a cavilli burocratici sull'affissione a cui è stato risposto con la regolare ricevuta del Comune. Poi è iniziata la cantilena vittimista: vietato criticare politicamente l'amministrazione e le sue politiche. E poi il capolavoro finale di “strumentalizzazione”: quel manifesto politico sarebbe – pensate un po' – un attacco e un'offesa ai cittadini cegliesi. Il capovolgimento della realtà dunque.
Da incorniciare le considerazioni di alcuni politici sui social network con vere e proprie “perle” commoventi: “Attaccateci, infangateci pure, ma sappiatelo non permetteremo mai a nessuno di danneggiare l'immagine della nostra Ceglie per scopi di bassa politica” oppure “dovremmo fare a gara ad amare la nostra città, a difenderla, a preservarla ma purtroppo qualcuno si diverte a denigrarla!”.
Denigrare la città? Assurdo, forse per la fretta e l'agitazione neanche hanno letto il manifesto (l'hanno tolto subito). Se fosse stata denigrata la città, essendo tutti noi cegliesi, sarei stato il primo a criticare, anche più duramente, quel manifesto. Ma la realtà è l'esatto contrario, anche se diversi cercano di sviare, offendendo l'intelligenza di noi cegliesi costretti a leggere le loro “arrampicate sugli specchi”. Poi ci sono quelli che parlano di “invidia” (giuro, lo scrivono veramente …), le critiche sarebbero “per invidia”. Di chi poi? Bò.
A questo punto, certe cose sento di doverle dire anche se non sono, nè ho intenzione di diventare, un elettore dei Conservatori e Riformisti. E' una questione di libertà e democrazia.
Andiamo con ordine: l'ironico ringraziamento all'amministrazione per aver riqualificato il mare e le strutture balneari cegliesi sarebbe un'offesa ai cittadini cegliesi? No, i cegliesi sono le prime vittime della figuraccia fatta da un'amministrazione che approva in Giunta un atto di indirizzo in cui vengono assicurate queste cose come priorità dell'Amministrazione. Ma avevano letto quello che deliberavano mettendoci la firma? Una figuraccia di cui tutti noi cegliesi siamo la parte lesa. E' questa superficialità amministrativa dimostrata che offende la città, non l'indignarsi del fatto che sia successo.
“Città delle tasse”. E' questa un'offesa al popolo cegliese? No, l'offesa al popolo cegliese è quella di chi lo ha travolto nelle ultime settimane con una mazzata fiscale a famiglie e attività commerciali in un momento particolarmente difficile dal punto di vista economico, pensando piuttosto alle feste, concerti e frizzi vari. Quanto di quelle risorse poteva essere destinato allo sviluppo e alla riduzione della pressione fiscale? In un momento in cui servirebbero sobrietà e responsabilità si sono fatte scelte più vacue. Ora le feste sono finite ma le difficoltà sono rimaste, purtroppo. Non è un'offesa ai cittadini cegliesi?
“Città delle auto bruciate”. Sarebbe un attacco alla popolazione cegliese? Ma scherziamo??? I cittadini sono le prime vittime, con preoccupazione e anche paura, di una situazione che negli ultimi mesi si è caratterizzata per un aumento esponenziale dei casi verificatisi nella nostra città. C'è stato anche un Consiglio comunale sull'argomento. Ed è assurdo dover sentir affermare da qualcuno che non bisognerebbe parlarne. No, cari signori, bisogna parlarne e affrontare il problema con le misure più opportune, magari con un sistema pubblico di videosorveglianza e con tutti gli strumenti che l'ordinamento mette a disposizione dell'ente locale, voi che dite? Stando in silenzio pensate davvero che tutto torna sereno?
Dunque iniziamo a parlare di come stanno veramente le cose, prendendo le distanze dalla propaganda di chi non sa come replicare a critiche politiche sacrosante. La forma di quel manifesto può anche essere discutibile, non deve essere per forza apprezzata da tutti, ma come si fa a dire che affermerebbe cose non vere, problemi che non esisterebbero e che i cegliesi non avvertirebbero? Uscite dal mondo della favole, tornate nella realtà.
Davvero considerate noi cegliesi quasi degli ingenui e dei sempliciotti? Piuttosto chi ha responsabilità di governo si spogli dal “complottismo” e dal piagnisteo politico vittimista, ribattendo politicamente alle critiche, se ha argomenti e fatti concreti con cui controbattere. E se un manifesto politico crea tutta questa agitazione e smarrimento, magari ripensi alla sua scelta di impegnarsi nell'arena politica. Non è obbligatorio, se non ce la si sente di affrontare lo scontro e il dibattito democratico. La censura, ad ogni modo, non è mai un buon segno di democrazia. Ed è comunque un segno di debolezza.
Alcune considerazioni finali: c'è chi attacca il diritto di critica da parte delle opposizioni. invitando a stare in silenzio, affermando che “questa amministrazione ha vinto le elezioni e rappresenta il 60% dei cegliesi”. Intanto questo, numericamente, non è vero: è il 60% dei votanti ma la coalizione vincitrice ha ottenuto 7.471 voti, su 19.180 aventi diritto al voto, dunque molto meno della metà del totale dei cittadini, con un astensionismo del 31.73%.
Dunque più di un terzo dei cegliesi, non andando a votare, non ha votato certamente l'opposizione ma neanche l'attuale maggioranza (che dunque a livello assoluto di cifre rappresenta una minoranza dell'elettorato, pur legittimamente maggioranza di governo in base al sistema elettorale).
Dunque più di un terzo dei cegliesi, non andando a votare, non ha votato certamente l'opposizione ma neanche l'attuale maggioranza (che dunque a livello assoluto di cifre rappresenta una minoranza dell'elettorato, pur legittimamente maggioranza di governo in base al sistema elettorale).
Quando si dice che le critiche ad una maggioranza, per il suo operato, sarebbero critiche alla città, dunque si fa un errore sia dal punto di vista del concetto della libertà democratica (la città non sono solo gli elettori della maggioranza e il diritto di dissentire fa parte delle libertà fondamentali) ma anche dal punto di vista del'aritmetica. Bisogna rispettare il voto e l'opinione dei cittadini, tutti, quindi anche di quei cittadini che votano da una parte diversa dalla propria, non solo la maggioranza. Sempre e senza piagnistei.
Tra l'altro, siete proprio sicuri che il consenso sia lo stesso di sei mesi fa? Vincere le elezioni a volte può essere facile, amministrare in maniera efficiente è tutta un'altra cosa e non è un automatismo.