Ci siamo dati appuntamento per questa mattina. C'erano Franco e Antonio dell'associazione di Protezione Civile "Kailia", Pia, Domenico, Adele, Angela , Daniele, Grazia, Ornella, Valentina (spero di non aver
dimenticato nessuno), altri non sono potuti venire ma sono già all'opera per
questa causa. Poco dopo le 11 eravamo tutti a Villa Aurora, dove da qualche
giorno sono ospitati i migranti somali richiedenti asilo. Le suore ci accolgono
con gentilezza e cordialità, mentre scarichiamo qualche pacco con le cose che
diversi concittadini hanno donato: generi di prima necessità, pasta, prodotti
per l'igiene e anche qualche dolcetto e giocattolo per il piccolino del gruppo.
Prima di incontrare
gli ospiti, ci intratteniamo a parlare con le suore e con l'avvocato della
congregazione, che segue la situazione in contatto con la Prefettura. Ci spiegano che delle 25 persone 22
sono donne (cinque delle quali in dolce attesa), poi ci sono i mariti di due di
loro e il piccolino, Fahd, appena 6 anni (lo vediamo scorrazzare allegro nel
corridoio).
Chiediamo cosa possiamo fare (insieme a chi magari vorrà) per
queste persone. Si può contribuire in tanti modi per aiutare: oltre a donare qualche
bene di prima necessità o di igiene personale o vestiario, si può dedicare qualche ora di volontariato in
attività come guidare il pulmino per piccoli tratti in base ad eventuali necessità
burocratiche o per accompagnare gli ospiti a qualche visita medica, oppure
aiutare le suore nelle piccole attività quotidiane di pulizia o dare una mano
per le lezioni di italiano che gli ospiti seguiranno. Nei prossimi giorni ci
faranno sapere ciò di cui c'è bisogno e, anche attraverso i blog, chi si sente
di dare una mano in qualunque modo potrà essere messo direttamente in contatto.
Poi andiamo nel salone, dove li troviamo tutti seduti. Sono
tutte persone composte, curate e dignitose. Fatichi a non notare un velo di
tristezza nei loro occhi ma sempre con dignità. Quando la suora spiega loro
(traducendo in inglese) che siamo amici, lo sguardo diventa meno sospettoso e
si rilassano.
Nel frattempo il piccolo Fahd, che non ha mai smesso di sorridere
a tutti (e che parla un perfetto italiano), apre felice i regali e inizia a giocarci.
Un pallone e un camion di macchinine; piccole cose che forse diventano grandi
quando ti trovi a migliaia e migliaia di chilometri da casa tua, lontano da tutto
il mondo della tua infanzia e dove non sai se e quando tornerai. Infatti corre
subito fuori a "provare" il nuovo pallone con Ornella e Valentina, seguìto
dallo sguardo sorridente del suo papà. Intanto c'è chi dà una mano veloce a
preparare e servire il pranzo.
Andiamo via con la promessa di risentirci e rivederci nei
prossimi giorni, certi che ci saranno ancora altre persone dal cuore grande che
vorranno dare un piccolo, grande aiuto. Alcuni degli ospiti stanno già
imparando qualche parola in italiano ma credo che forse siamo noi che avremo
l'opportunità di imparare tante cose da questi nostri fratelli e sorelle
venuti da lontano.
"Si ha paura solo di ciò che non si conosce".
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