In queste settimane stiamo assistendo alla lacerazione tra
le due anime principali del Partito Democratico, quella renziana (più "moderata" e plebiscitaria) e quella più a
sinistra. E viene paventato anche il rischio di una scissione. Ma come è
possibile che, dopo neanche dieci anni di vita, un partito nato per durare decenni (dall'unione di Democratici di Sinistra e della Margherita) già potrebbe annunciare la sua fine, così come due anni fa fu segnata anche la
fine del Popolo delle Libertà dalle cui spoglie rinacque Forza Italia e una sorta di
nuova Alleanza nazionale (Fratelli d’Italia)?
Proviamo a capirlo. La mia idea è che le due “fusioni” (Pd e
Pdl), lungi dall’essere una condivisione totale di idee e storie, siano state
dettate piuttosto dalle esigenze immediate legate alla legge elettorale. Mi spiego.
Dal
2005 era in vigore il cosiddetto “porcellum”, un sistema proporzionale che
concedeva un largo premio di maggioranza all’alleanza di liste (e quindi di
partiti) che avesse ottenuto anche un solo voto in più dell’alleanza arrivata
seconda. Evidentemente un sistema che favorisce alleanze ma anche la
frammentazione interna, essendoci uno sbarramento molto basso. Perché solo due
anni dopo, sia a destra che a sinistra, si volle creare due partiti unici (Pd e
Pdl) essendoci un sistema elettorale che andava in senso opposto?
La risposta è molto semplice: la motivazione ufficiale era
quella di evitare il caos interno e l’ingovernabilità (ve lo ricordate cosa
accadde con il governo dell’Unione guidata da Prodi dove ogni partitino
quotidianamente rimarcava le differenze?).
Ma c’è anche un altro motivo, forse
principale: proprio nel 2007 era stato proposto un referendum che mirava a cancellare/modificare
alcune parti del porcellum, abolendo essenzialmente il collegamento tra liste.
Di conseguenza, se fosse passato, il premio di maggioranza non sarebbe stato
più attribuito alla coalizione ma alla singola lista più votata.
Da qui la necessità
di trasformare la gran parte delle alleanze di destra e sinistra in partiti, Pd
e Pdl, per poter vincere le elezioni.
Nel frattempo, cadde il governo Prodi e si andò ad elezioni,
vinte (sempre col porcellum) dal Pdl. Il referendum, rinviato, si tenne nella
primavera del 2009. Colpo di scena imprevisto: il quorum non venne raggiunto, tutto
restava dunque come prima. Non erano più necessarie liste uniche forti, ma
ormai i partiti erano stati creati e si erano radicati. I due partiti iniziarono
a segnare divisioni forti al loro interno ma tirano avanti finchè possono,
nonostante le contraddizioni.
Nel 2013, per pochi voti, il Pd è primo partito, senza
maggioranza al Senato. Per necessità (non essendo i grillini disponibili ad
alleanze di alcun tipo), nasce un governo di larghe intese tra Pd e Pdl, fino a
quando a fine 2013, il Pdl muore e rinasce Forza Italia. Nel Pd l’unità vera è
ancora lontana, le divisioni si accentuano con la nascita del Governo di Matteo
Renzi.
Un nuovo tentativo di riproporre l’attribuzione del premio
di maggioranza alla lista e non più alla coalizione viene fatta con l’Italicum
voluto dai renziani. Era previsto anche un ballottaggio tra le prime due liste
più votate. La Corte Costituzionale a dicembre 2016 smonta anche questo
impianto. Resta un sistema proporzionale senza premio e proprio in questo
scenario si accentuano le spinte centrifughe interne al PD, fino alla possibile
scissione paventata in questi giorni.
Dunque gli effetti di divisione (sembra ormai che ci siano
due partiti diversi nello stesso partito) hanno cause lontane. Il processo di
fusione non è riuscito perché forse troppo frettoloso e calato dall’alto e
probabilmente ad oggi non potrà che avere un esito, più o meno scontato. Un
vero Pd (e un vero Pdl) in realtà non sono mai nati, perlomeno a vedere le divisioni tra i rispettivi vertici. Il "renzismo" e la personalizzazione estrema non hanno fatto altro che portare all'estremo questa divisione.
Credo che dal Partito Democratico potrebbero nascere due
nuove realtà che molto probabilmente resteranno alleate ma saranno allo stesso
tempo separate, perché sono profondamente diverse politicamente, all’interno di
un processo di disgregazione/riaggregazione. Ancor di più se il sistema elettorale sarà un proporzionale puro.
Vedremo. Resta il fatto che si sta parlando più di confronti tra politici che di idee.