Una meditazione di Vincenzo Gasparro, tratta dal suo libro in imminente uscita "Paese mio vivrai". Una riflessione "che ai più sembrerà eretica e controcorrente, ma io la penso così" dice Vincenzo.
"LA CADUTA ANTROPOLOGICA"
"Ogni volta che mi reco all'Auchan, mi piace sostare su una panchina a guardare il via vai frenetico degli avventori che trascinano carrelli stracolmi di merci. E' un formicaio, un luogo colmo di gente che non si conosce, non si parla e ognuno porta a spasso la propria solitudine e la propria angoscia.
Nei giorni festivi s'incontrano tanti cegliesi che in quel luogo trascorrono gran parte del loro tempo domenicale ... Rimuginando tra i miei pensieri mi balza in mente lo svuotamento del nostro Centro Storico e dei luoghi ad esso limitrofi e delle polemiche che immancabilmente si innescano per la chiusura del traffico che, a giudizio dei più, è la causa della desertificazione dei nostri luoghi della memoria.
Le stazioni, gli aeroporti, i centri commerciali, gli autogrill sono definiti da Marc Augé nonluoghi, templi della surmodernità che per la sua velocità non lascia spazio ad alcuna forma di socialità e relazione umana. Tutti corrono e nessuno si ferma a stabilire contatti. L'opposto dei nonluoghi sono i luoghi antropologici che vivono di relazioni, di contatti e di umanità: le piazze, i vicoli dei centri storici che una volta erano i luoghi degli ozi e dei negozi.
Attorno a noi ancora vivono e si conservano i luoghi antropologici di Martina, Locorotondo, Cisternino che, al contrario di Ceglie sono frequentati e pulsano di vita. Anche in queste cittadine sono stabilite isole pedonali e zone a traffico limitato, ma i luoghi della propria antropologia culturale vivono perché i cittadini e le generazioni ancora amano mescolarsi, confrontarsi e vivere questi luoghi stupendi.
Penso, dunque, che la morte del nostro Centro Storico non dipenda dal traffico, ma dalla morte delle relazioni sociali e culturali di cui soffre la nostra comunità. Detto questo non possiamo rassegnarci a constatare la morte di uno dei luoghi più belli del Mediterraneo, ma come comunità dobbiamo essere capaci di riscoprire e valorizzare la nostra profonda dimensione antropologica, senza la quale non ci sono macchine che possano sostituire la morte civile del nostro popolo.
In questa sfida si misura la capacità propositiva e creativa delle cosiddette associazioni meritocratiche, degli operatori culturali ed economici, della classe dirigente,non solo politica, nel pensare e attuare iniziative , occasioni di incontro e di ricchezza culturale.
Solo se saremo capaci di ritrovare la nostra anima il nostro Centro Storico tornerà a vivere e pulsare. Se non ne saremo capaci ci trascineremo in ricorrenti e futili polemiche e ci attarderemo a spernacchiare il'assessore e il sindaco di turno che sono inevitabilmente la scelta del nostro voto consapevole.
Buona meditazione".
Vincenzo Gasparro