F F Tribuna Libera: Quando in giro per Ceglie c'erano i videogiochi

giovedì 5 ottobre 2017

Quando in giro per Ceglie c'erano i videogiochi


Chi di noi di tanto in tanto, giovane e meno giovane, non smanetta su qualche videogioco? Oggi i videogames si giocano in solitaria sul proprio smartphone. Tempo fa non era così. 

Si giocava all'aria aperta, certo, ad esempio nella Villa Cento pini o per strada ma non mancava anche a Ceglie l'appuntamento più "tecnologico" (almeno per allora).




Ma che ne sanno i ragazzini di oggi (i cosiddetti Millenials) di quegli accrocchi nei bar, spesso affiancati da casse di acqua minerale e scatole, con cui noi ragazzini negli anni ’80 giocavamo il pomeriggio dopo la scuola o la domenica mattina, anche a Ceglie? Ogni partita era un pretesto di socializzazione, sfida, a volte anche litigio su chi stava prima “di turno” per giocare. Ci si conosceva lì e spesso si diventava anche amici, giocando. Di tanto in tanto capitava anche il classico bulletto ma faceva parte dell'insieme.

Poi c’era immancabilmente l’esperto-coach: “T’inzegni com’ si fasce u quadr’" (ed era la scusa classica per scroccare qualche minuto di gioco) oppure: “Quanda pall t’òn rumast?” (le “palle” erano le vite a disposizione). E alla fine ci si dava appuntamento al giorno dopo, tutti rigorosamente maschietti (le ragazzine erano rare nei bar o nelle sale giochi), armati di monetine: una sola “200 lire” bastava per vivere qualche minuto di divertimento.




Ogni bar, in ogni angolo di Ceglie, aveva la sua “specialità” di videogioco, puntualmente ribattezzata dall'inglese in cegliese: al bar Venezia o al bar Milan trovavi “Ghost’n’Goblins” (“Li zombi”), al bar Jolly “Double Dragon” (“li gomitat”), da Iacqua Iacq “Donkey Kong” (il progenitore di Mario Bros), da Curdian' "Hyper Olympics" ("l'Olimbìad'"), al bar Pineta "Enduro racer" ("U motocross ca 'mpenn") e così via.




Anche il solo guardare altri giocare era un divertimento, un esercizio teorico in attesa di cimentarsi con la pratica per dimostrare agli altri di conoscere tutti i trucchi. Non mancava poi chi giocava col cono gelato in mano facendolo colare su joy-stick e tasti. Non esistevano differenze sociali, tutti uguali davanti a quello schermo enorme, le cui dimensioni oggi fanno sorridere.

Era diverso, la tecnologia e la grafica erano vintage ma un po’ più umane. Sarò forse “antico” a ricordare questa cosa ma era tutto più semplice, più genuino ed era un rito condiviso con altri. Anche a Ceglie. 

Come t'è venuto questo post? magari mi chiederete. Non lo so, ci pensavo stamattina, mentre accanto a me c'erano due ragazzi, due amici che non parlavano tra loro mentre scrivevano, via cellulare, al resto del mondo. 




Quando in giro per Ceglie c'erano i videogiochi