Torniamo a parlare di Rocco Casalino. E' inevitabile, è il cegliese al centro dell'attenzione mediatica del momento, con l'importante compito di portavoce del neo premier Giuseppe Conte.
A commento del post di qualche giorno fa si è scatenata una non nuova discussione. Dico solo una cosa, anzi la ripeto perchè già scritta: comunque la si pensi rispetto a questo governo (e io non mi ascrivo tra gli entusiasti) non si può non provare piacere per questa nomina. Ragazzi, cazzo, un cegliese è portavoce del Presidente del Consiglio! (Ve lo ricordate Paolo Bonaiuti sempre ombra di Berlusconi? Bè, è uguale). Si può esserne davvero non soddisfatti?
Poi continuerò a non votare quel movimento, nè a condividerne la facile demagogia. Però dico: mettiamoli alla prova, anche con Rocco in prima linea, e vediamo. Vediamo se sono capaci di migliorare l'Italia o erano chiacchiere. Se andrà bene e riusciranno ad abbassare le tasse, fare il reddito di cittadinanza, aumentare il lavoro, ridurre l'età pensionabile, ecc. ne gioveremo tutti noi italiani; se non ce la faranno alla prova dei fatti, sarà finita la parentesi italiana a cinque stelle, due buone alternative.
Senza ovviamente che qualcuno possa permettersi di negare il diritto di critica solo perchè insicuro su come rispondere, lo dico agli ultras.
Buon lavoro, quindi.
Senza ovviamente che qualcuno possa permettersi di negare il diritto di critica solo perchè insicuro su come rispondere, lo dico agli ultras.
Buon lavoro, quindi.
Oggi sul Corriere della Sera un bell'articolo parla proprio di Casalino. Mi ha molto colpito la scelta del bravo giornalista Tommaso Labate di lasciar venir fuori il lato più umano del ritratto del personaggio, raccontato dalla sua infanzia difficile in Germania al successo di oggi. Vi invito a leggerlo.
P.s. Prima dell'articolo, lasciatemelo dire: quella dell'impeachment a Mattarella è stata una minchiata da dilettanti.
P.s. Prima dell'articolo, lasciatemelo dire: quella dell'impeachment a Mattarella è stata una minchiata da dilettanti.
«Andrò io a fare il portavoce di Conte», confessava agli amici una settimana fa Rocco Casalino. Poi sarebbe scoppiato il caso Savona, Conte avrebbe rimesso l' incarico, quindi ecco l' inizio della discesa verso gli inferi del voto anticipato e lui sempre là, impassibile in questo saliscendi virtuale dentro e fuori Palazzo Chigi, intento secondo alcuni a ideare la mossa dell' impeachment contro il Colle. Fino alla vittoria, al ritorno di Conte, a quella scrivania da uomo comunicazione del premier, svanita e ora ritrovata.
Ai saliscendi della vita, d' altronde, Casalino è sempre stato abituato. Non c' è stata discesa ardita a cui non sia seguita una risalita. E non c' è stata risalita a cui non sia seguita una discesa ardita. L'infanzia difficile in Germania, il ritorno in Puglia, poi la laurea in ingegneria, la notorietà col Grande fratello, le ospitate in tv grazie a Lele Mora, quindi la folgorazione per il giornalismo, la disoccupazione più nera, «un anno da disperato, senza lavoro», da cui l' avrebbe salvato Lamberto Sposini offrendogli un posto da inviato su Telenorba.
Quindi, i M5S. Prima da aspirante candidato alle regionali lombarde, costretto al ritiro da quella «ribellione della Rete» che in seguito avrebbe imparato a usare a suo piacimento, ma che allora lo infilza al suo passato di ex concorrente del Gf. Poi da fedelissimo di Grillo e Casaleggio, abbagliati dal messaggio di autocandidatura che aveva lasciato su YouTube. «Vi chiedo di giudicarmi per quello che sono e di evitare i pregiudizi che ingiustificatamente mi accompagnano da molto tempo».
In bacheca, fino ad allora, ha una serie di collaborazioni con riviste di gossip, la conduzione di un programma su TeleLombardia e, ovviamente, quella partecipazione al Gf. Dopo le elezioni del 2013, da una stanzetta del Senato fa fuori uno dopo l' altro tutti i membri dello staff comunicazione. Se nel destino c'era scritto che dovesse rimanerne uno solo, tra gli spin doctor pentastellati, l'Highlander è «Rocco».
Ed è proprio la scalata senza fare prigionieri a regalargli i galloni dell'«intoccabile» anche tra i parlamentari. «Sentite Rocco», «Parla con Rocco», «Hai già chiesto a Rocco?» diventano messaggi preimpostati sui telefonini degli eletti che rispondono alle richieste dei giornalisti. «Rocco», intanto, ha congegnato un trucchetto con cui tentare di trattare da pari a pari anche coi big dell' informazione. Funziona così: lui garantisce una partecipazione di Di Maio o Di Battista a uno show e, poco prima della diretta, gela autori e conduttori con un WhatsApp a freddo.
«Mi spiace, non veniamo più». Da lì parte una trattativa. E, trattativa dopo trattativa, il mito di «Casalino» si accresce e si allarga, come la fama di Enea all'inizio dell'Eneide.
Anche i nemici gli riconoscono un pregio. Al contrario di quelli che fanno i deboli coi forti e i forti coi deboli, più è alto l'interlocutore, più Casalino si sente pronto a un braccio di ferro. In tanti, da questo punto di vista, hanno notato una clamorosa somiglianza tra lui e Renzi. Il modo di entrare a Palazzo Chigi, nonostante le macroscopiche differenze del caso, è stato più o meno lo stesso. Sul modo di uscirne, dirà la storia.