Lo leggiamo questa mattina sul Nuovo Quotidiano di Puglia:
CEGLIE UN OPERAIO AFRICANO CONDANNATO PER MOLESTIE MA NON PER LA VIOLENZA
La sentenza ribalta l'accusa più grave nei confronti dell'uomo che dovrà comunque scontare di anni e mezzo.
"Si è concluso il processo di primo grado a carico di un operaio africano, residente a Ceglie Messapica, accusato di violenza sessuale aggravata, stalking e violenza privata nei confronti di due ragazze minorenni.
L'uomo, assistito dall'avvocato di fiducia Danilo Cito, è stato assolto dall'accusa di violenza sessuale, perchè il fatto non sussiste, ma condannato per gli altri due reati contestati a due anni e sei mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni in favore delle parti civili.
La difesa resta ora in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza. Successivamente presenterà ricorso in appello".
L'articolo completo lo trovate sul Quotidiano.
Di fronte a queste notizie spesso può scattare in parte di coloro che leggono un atteggiamento di generalizzazione e di ricerca del "capro espiatorio".
Dobbiamo invece ribadire che, per questi fatti, non ci sono discriminanti legate all'etnia, alla nazionalità o ad altri dati anagrafici. La responsabilità è sempre personale, mai di genere o etnica.
In ogni caso, chi molesta una donna non può in nessun caso e in nessuna parte del mondo essere definito "uomo".
In ogni caso, chi molesta una donna non può in nessun caso e in nessuna parte del mondo essere definito "uomo".