Da un po' di tempo circolano vari appelli contro una possibile chiusura di Radio Radicale. La legge statale di Bilancio prevede da quest'anno una riduzione dei fondi pubblici - l’unica fonte di introiti della radio, dal momento che non trasmette pubblicità - da 10 a 5 milioni di euro. Soldi sufficienti per un solo semestre: dal 20 maggio 2019 Radio Radicale non avrà più risorse per proseguire l’attività.
Diversi Consigli comunali in tutta Italia stanno approvando ordini del giorno che impegnano le Amministrazioni comunali ad attivarsi presso il Governo affinché proroghi la convenzione tra l’emittente e il ministero dello Sviluppo Economico per la trasmissione radiofonica delle sedute dei lavori parlamentari, consentendo così a Radio Radicale di proseguire nella sua attività.
E di questo si discuterà (e si voterà) anche a Ceglie Messapica, come ultimo punto all'ordine del giorno del Consiglio comunale previsto per domani (venerdì) mattina.
Com'è la situazione nel dettaglio? Vediamola.
Fino all'anno scorso a Radio radicale sono andati 10 milioni di euro pubblici all'anno per svolgere, in convenzione con lo Stato, la stessa funzione già svolta da Radio Rai GR Parlamento (trasmissione radiofonica delle sedute delle Camere e delle Commissioni, lavori del Parlamento europeo, a cui la Rai aggiunge anche i Consigli regionali e quelli Comunali delle principali città italiane) che esiste anch’essa da anni.
Inoltre il servizio Rai trasmette anche rubriche di approfondimento politico e le sedute di Camera e Senato vengono trasmesse in streaming sui canali YouTube delle due Camere.
Non capisco quindi perché noi cittadini dobbiamo pagare due volte per uno stesso servizio pubblico (di qualche ora) a margine del quale, per buona parte della giornata e della notte, Radio radicale si dilunga sulla vita interna del suo partito, non mancando di diffondere i suoi appelli a senso unico alla cultura della morte tra eutanasia, suicidio assistito, e via morendo, fatti passare per "diritti", oltre che la solita "litania" sulla droga libera (di tanto in tanto trasmette, per amor del vero, anche congressi e incontri pubblici degli altri partiti).
Ma c'è di più: Radio Radicale riceve inoltre ogni anno altri 4 milioni di euro destinati al sostegno dell’editoria sulla base della legge 230 del 7 agosto 1990: con questa legge lo stato finanzia le "imprese radiofoniche private» che trasmettono "quotidianamente propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o letterari per non meno di nove ore comprese tra le ore sette e le ore venti". La legge di Bilancio ha avviato il progressivo taglio del fondo fino alla abolizione - che avverrà nel 2022.
Nulla contro il proseguimento di Radio Radicale, che anche io frequentemente ascolto, ma la questione è: chi deve pagare per le loro trasmissioni?
I Radicali poi sono quelli che hanno fatto del libero mercato e dell’abolizione dei finanziamenti pubblici alla (e dalla) politica la loro bandiera, ecco perchè questa necessità del finanziamento pubblico alla radio è ancora più singolare.
I Radicali poi sono quelli che hanno fatto del libero mercato e dell’abolizione dei finanziamenti pubblici alla (e dalla) politica la loro bandiera, ecco perchè questa necessità del finanziamento pubblico alla radio è ancora più singolare.
Se quindi questi ultimi sono gli ultras del libero mercato, dovrebbero essere loro stessi a voler chiudere la convenzione con lo Stato e mandare in onda le loro trasmissioni cercando inserzionisti pubblicitari.
Vedremo cosa voteranno i consiglieri comunali cegliesi su questo punto all'ordine del giorno.