In questi giorni assistiamo al vergognoso spettacolo del "mercato dei voti", su cui pare che la Procura abbia avviato un’indagine. La storia degli ex dipietristi che voteranno la fiducia al principale avversario del loro ex leader è rappresentativa di tutta una vecchia Italia politica che da 150 anni offre puntualmente lo stesso copione.
Quali saranno le motivazioni politiche che hanno portato a questo improvvisa conversione sulla via di Arcore?
E’ molto interessante l’articolo scritto dal sempre puntuale e pungente Aldo Cazzullo oggi sul Corriere della Sera. Dateci una “letta”.
C’è naturalmente una tendenza comprensibile (“tra virgolette”) dei parlamentati in genere ad orientarsi alla prudenza quando si parla di possibile caduta dei governi. Soprattutto quando nell’immediato non vi sia un’alternativa parlamentare chiara e certa che possa garantire comunque il prosieguo della legislatura anche in caso di cambio del governo.
Occorre infatti aver svolto per intero una legislatura (cinque anni) per maturare i diritti alla pensione da parlamentare. Di fronte al rischio di elezioni, nel caso cadendo Berlusconi non nascesse un nuovo governo, chi non si turerebbe magari il naso pur di non perdere i futuri 3mila euro mensili di pensione?
L’Italia, quella che protesta per i propri diritti attaccati, quella che non ha lavoro o che lo ha perso o che ha paura di perderlo, quella che non ce la fa ad arrivare a fine mese con pensioni ben al di sotto dei 3mila euro, quella dei giovani che addirittura neanche sanno se avranno una pensione quando raggiungeranno l’età pensionabile (leggi leggi), possono attendere…….
Non sappiamo come andrà a finire la vicenda della fiducia, se il governo cadrà o resterà in piedi. In quest’ultima ipotesi, appeso ad una manciata di voti di salvezza, l’attività di governo quotidiana sarà comunque un viet-nam, potendo la maggioranza (che di fatto non è più maggioranza parlamentare) andare sotto con estrema facilità su qualsiasi provvedimento in votazione.
E pensare che questo governo era partito con l’essere l’esecutivo con la più largo margine di maggioranza della storia repubblicana, grazie anche alla “legge elettorale porcata”. Legge che, tra le altre cose, ha tolto a noi cittadini il diritto di scegliere il nome del candidato da eleggere in Parlamento. Tutto delegato alle segreterie dei partiti.
Comunque vada, dunque, sarà segnato un momento storico: la fine dei quasi due decenni berlusconiani che hanno segnato la politica italiana. Naturalmente ognuno di noi avrà il suo personale giudizio su questo periodo, ma il fatto innegabile è che un capitolo - tra mignottocrazia, abbandoni e un’Italia intera che manifesta contro le scelte del governo - si stia chiudendo. Magari si potrà ritardare un po’ il processo ma la situazione è questa. Cosa ci si troverà dopo, non lo sappiamo. Certo è che c’è un’Italia, magari silenziosa ma che è la maggioranza, che non è in vendita.
Consigli per la lettura
Non posso che condividere punto per punto quanto scritto nell'ultimo numero di Famiglia Cristiana sulla vergogna del "mercato dei voti" in Parlamento.
Fiducia: peggio di Tangentopoli
Chi scrive libri o, più modestamente, articoli di giornale sa che è buona regola astenersi dai luoghi comuni. Ma di fronte a certe notizie, primo esempio la compravendita dei parlamentari, davvero uno si mette le mani nei capelli. Sarà, anzi è, una frase fatta, emblema di incultura o almeno di scarsa inventiva. Ma è proprio questa la sgomenta reazione di quei cittadini che aspettano di sapere quanto costa, in pronta cassa o tramite favori assortiti, un voto in più o in meno per la fiducia del 14 dicembre. Leggi tutto