Ricevo e pubblico volentieri:
Comunicato
L’Umanesimo
della Pietra presenta la biografia di Padre Pantaleone Palma l’11
ottobre alle 18.30 nella sala cinese dell’appartamento D’Avalos
del Palazzo Ducale di Martina Franca.
Padre
Palma fu un sacerdote rogazionista di livello nazionale. Nacque a
Ceglie nel 1875 e morì a Roma nel 1935. La sua esistenza,
affascinante e dal finale drammatico, si svolse nella tempesta,
soprattutto dopo la morte di S. Annibale, fondatore della
Congregazione dei Rogazionisti, delle Figlie del Divino Zelo, degli
Istituti Antoniani, del quale fu il primo e principale collaboratore.
Ordinato
sacerdote, entrò nell’ordine superando forti resistenze con
l’aiuto della sua spiccata personalità. L’umiltà che professava
lo spinse subito verso la raccolta dell’obolo per gli orfanelli
Antoniani.
Per
il coraggio e l’eroica carità esercitati nei giorni del terremoto
di Messina del 1908, S. Annibale disse che “un Paradiso sarebbe
poco” per lui. Quando l’Opera si trasferì a Oria, Padre Palma,
persona concreta e laboriosa, comprese che non si poteva vivere di
solo obolo ma bisognava produrre. Allestì di conseguenza
calzaturificio, sartoria, tipografia, falegnameria e officina
meccanica per consentire agli orfani l’immissione nella società
con un mestiere.
S.
Annibale e Padre Palma furono due anime in una e insieme gettarono le
basi spirituali e materiali dell’Opera. Con zelo e intelligenza
Padre Palma creò le Segreterie Antoniane, arterie della Provvidenza
in favore degli orfani. Con incomparabili capacità organizzative e
di uomo di azione fondò, in esecuzione della volontà di S.
Annibale, gli Istituti maschili e femminili di Roma, Messina, Corato,
Altamura, Montepulciano, Taormina, Trani e Padova.
Poco
prima di morire, il 1° giugno 1927, Padre Annibale lo nominò erede
universale, esecutore testamentario e di conseguenza suo successore.
A quel punto l’invidia e la gelosia, già emersi negli anni
precedenti, si accentuarono. Infami e infondate calunnie,
successivamente ritrattate, fecero intervenire nel 1932 il S.
Uffizio. Con il processo, senza testimoni a favore, iniziò il
Calvario. Il verdetto fu pesante: dimissione dai Rogazionisti,
secolarizzazione e sospensione dai sacramenti con obbligo di
soggiorno presso la Scala Santa. Gli ultimi anni della vita di Padre
Palma furono umanamente bui, ma cristianamente luminosi: nonostante
la tragedia egli dichiarò una vicinanza a Dio ancora più salda.
Egli accettò l’espiazione di colpe mai commesse con grande
serenità, perdonando e soprattutto pregando per l’Opera.
Dichiarandosi comunque e sempre innocente, chiese la revisione del
processo. Pio XI gli restituì la facoltà di celebrare la Messa dal
6 Agosto 1935, segno inconfutabile di riabilitazione, ma non fece in
tempo a sottrarlo al Calvario. Padre Palma si spense dopo meno di un
mese da quella data. Sebbene da giorni si trovasse in stato di
afasia, abulia e con oltre 38°C di febbre, chi era responsabile
aveva sottovalutato il suo malessere.
Qualche mese fa il Comune di Ceglie ha intitolato una via proprio a Padre Pantaleone Palma.