F F Tribuna Libera: Quelli che non contano niente

venerdì 2 gennaio 2015

Quelli che non contano niente


Ad inizio di questo nuovo anno,  voglio condividere con voi una bellissima
 lettera di don Tonino Bello.

Si parla di una città, quella di ognuno di noi. E della speranza.
Potete leggerla qui sotto o ascoltarla nel video.





A coloro che non contano niente.


Carissimi, sono un po' triste, perché so che questa lettera forse non la leggerete. Quelli che non contano niente, di solito, giornali non ne comprano. Prima di tutto perché non hanno soldi da sprecare. E poi perché i giornali sono divenuti difficili. Anche quelli della chiesa. Si rivolgono quasi sempre a persone istruite. E trattano argomenti che non hanno nulla a che fare con i problemi che voi vivete, con le difficoltà in cui vi dibattete, con l'indifferenza che vi circonda. 

Voi non fate storia. Qualche volta fate cronaca: quasi sempre cronaca nera. Eppure, chi conosce la trama dei vostri giorni sfilacciati sa che avreste da raccontare tanta cronaca bianca, da far trasalire la città. Ma la cronaca bianca non fa notizia. Voi non fate storia. Perché non sapete parlare. E, anche quando vi sentite bruciare dentro le ingiustizie della terra, le parole vi muoiono in bocca. Anzi, vi capita di pensare che, forse, ad aver torto siete voi. Voi non fate peso. Eppure siete turba. 

Quelli che contano si ricordano di voi all'occasione del voto. Ma dopo quel momento, siete solo di peso. Voi appartenete al mondo sommerso della città. Quello che non cambia mai. Perché, i mutamenti riguardano quasi sempre la superficie. Come succede sul mare: oggi è scirocco e le onde vanno di qua, domani è tramontana e le onde sbattono di là. I fondali, però, rimangono inalterati. La politica vi passa sulla testa. Ogni tanto, di sopra, cambia lo «scenario», come dicono oggi. Ma voi rimanete sempre sotto la botola. Al massimo, bene che vi vada, raggiungete il livello di calpestio. Anche la religione vi passa sulla testa. E' vero che qualche volta vi afferra il cuore, fino a farvi lacrimare. Ma più per quei crepacci di mistero che si aprono sul pavimento, che per quelle fessure di luce che si squarciano sul tetto.

Di solito, voi rimanete estranei all'eloquenza del rito. Vi sfugge la profondità dei segni. Non capite il senso di certe parole. Ebbene, con la stessa sofferenza di Gesù che ebbe compassione delle folle desidero rivolgermi proprio a voi. A voi che non contate nulla agli occhi degli uomini, ma che davanti agli occhi di Dio siete grandi. Appunto, questa è la cosa più urgente che voglio dirvi: davanti agli occhi di Dio voi siete grandi. Per lui, infatti, meriti personali a parte, Giovanni Paolo II è importante come Antonio, che fa il subacqueo di frodo per campare la sua famiglia. Gorbaciov vale quanto Pantaleo che, come un ebete, se ne va in giro tutto il giorno col cane. E Nelson Mandela, liberato nella gloria, ha le stesse quotazioni di Said, negro anche lui, ma che, braccato dal disinteresse generale, è rimasto prigioniero nelle sacche della miseria della nostra città. 

Coraggio! Dio non fa graduatorie. Non sempre si lascia incantare da chi sa parlare meglio. Non sempre, rispetto ai sospiri dignitosi del povero, dà la precedenza al canto gregoriano che risuona nelle chiese. Né sempre si fa sedurre dal profumo dell'incenso, più di quanto non si accorga del tanfo che sale dai sotterranei della storia. Desidero rivolgermi a voi, perché sono convinto che il rinnovamento spirituale può partire solo da coloro che non contano niente. 

Riappropriatevi della città. Non sopportatela, ma vivetela. Vedrete: le cose cambieranno. Diversamente, non basterà il ristrutturarsi delle istituzioni democratiche. Non saranno sufficienti i buoni propositi dei partiti. Non approderà a nulla l'infittirsi delle cosiddette scuole di politica. Saranno inutili i più raffinati programmi pastorali. E non invertiranno la corsa del mondo neppure i proclami dei vescovi. L'avvenire ha i piedi scalzi, diceva uno scrittore francese. E voleva intendere che il futuro lo costruiscono i poveri. Sì, il processo di conversione deve cominciare da voi. 

Se voi riuscirete a liberarvi dalla rassegnazione, se riporrete maggiore fiducia nella solidarietà, se la romperete con lo stile pernicioso della delega, se non vi venderete la dignità per un piatto di lenticchie, se sarete così tenaci da esercitare un controllo costante su coloro che vi amministrano, se provocherete i credenti in Cristo a passare armi e bagagli dalla vostra parte, non tarderemo a vedere i segni della Risurrezione. Anche per la Chiesa verranno tempi nuovi. E dal domicilio dei poveri, si sprigionerà un così forte potenziale evangelizzatore, che la città traboccherà di speranza.

 Don Tonino Bello (4 Marzo 1990)




Quelli che non contano niente