Non so se avete avuto modo di vedere questa roba che è andata in onda ieri pomeriggio in tv.
Se proprio ci tenete Qui c'è il video della trasmissione.
Mi chiedo: Pensate davvero che questo sia il modo migliore
di promuovere il nostro territorio?
La nostra Ceglie ha tante eccellenze che quotidianamente lavorano per tenere alto il nome della nostra città: sono i tanti operatori della ristorazione e della gastronomia che hanno reso Ceglie capitale internazionale del gusto. Sono i tanti giovani (e meno giovani) talentuosi che a Ceglie, in Italia e all'estero si distinguono nel loro campo, dalla cultura allo sport, dall'imprenditoria all'arte. Sono le tante persone che, venute come ospiti a Ceglie, se ne sono innamorate e raccontano e testimoniano al mondo le bellezze del nostro territorio. Credo che non abbiamo bisogno di ricorrere a "comparsate" in trasmissioni discutibili come quella di ieri.
Preferiamo che la nostra città venga raccontata con un altro stile e con altri contenuti.
Caterina Emili, ad esempio, che abbiamo conosciuto e apprezzato sempre più in questi anni. Caterina è una giornalista e inviata per quotidiani nazionali che ha scelto di vivere per una buona parte dell'anno nella nostra Ceglie. Negli anni recenti ha scritto tre libri ("L'autista delle slot", "L'innocenza di Tommasina" e "Il ritrovamento dello zio bambino") nei quali ha raccontato, in diverse pagine, proprio la nostra città, Ceglie, la sua gente, le sue tradizioni, la sua umanità. E le sue opere vedono un grande favore del pubblico: la settimana scorsa il suo ultimo romanzo è entrato nella top di Amazon, Top 100 Bestseller in Letteratura e narrativa (è al 25esimo posto di vendite on line, al 23esimo c'è l'ultimo libro di Andrea Camilleri).
E proprio Caterina ci regala un piccolo brano tratto dal "Ritrovamento dello zio bambino", un breve scorcio struggente sulla nostra terra e sul sentimento di lontananza da essa.
«...Bene, si sta bene, compare. Non posso fare paragoni, io a Ceglie non ci ho mai messo piede, ma mio padre la tiene ancora nel cuore, per lui Overijse non è casa sua.»
«È ancora vivo?»
«E come no? Vivo e vispo. Eccolo che arriva.»
Eccolo, sì. Un piccolo vecchio secco secco, con tanti capelli bianchi, vestito d’un camiciotto marrone che non vede l’ora di abbracciarci tutti e due, per annusare odore di patria.
«Salut, frat mij! Ho già assaggiato il vino che m’avete portato. Un paradiso, nu paravis!»
E si siede al nostro tavolo con gli occhi pieni di lacrime.
«Non ci fate caso – dice Peppino – si commuove sempre.»
«Tu non capisci, tu nangi capiscj! Prendi la comanda, va.»
(.........Il padre di Peppino si chiama Bruno, è arrivato a Overijse con moglie e figlio piccolo quarant’anni fa, ha fatto lo sguattero presso un ristorante di gente di Foggia, perché sua moglie era di Foggia, e poi s’è messo in proprio....)
«Qua tutti gli italiani che c’erano si davano una mano tra loro, c’era chi veniva e chi tornava a casa, ma ni ma vulut tutt semb ben’. Adesso non è più così, adesso ci facciamo concorrenza e agnun penz alli cazz suv.
«Business , papà, business».
«Bisinesse ‘sta menghij! È solo cattiverj e scurdanz di casa tua.»
E le lacrime di Bruno sono sempre più copiose."
«È ancora vivo?»
«E come no? Vivo e vispo. Eccolo che arriva.»
Eccolo, sì. Un piccolo vecchio secco secco, con tanti capelli bianchi, vestito d’un camiciotto marrone che non vede l’ora di abbracciarci tutti e due, per annusare odore di patria.
«Salut, frat mij! Ho già assaggiato il vino che m’avete portato. Un paradiso, nu paravis!»
E si siede al nostro tavolo con gli occhi pieni di lacrime.
«Non ci fate caso – dice Peppino – si commuove sempre.»
«Tu non capisci, tu nangi capiscj! Prendi la comanda, va.»
(.........Il padre di Peppino si chiama Bruno, è arrivato a Overijse con moglie e figlio piccolo quarant’anni fa, ha fatto lo sguattero presso un ristorante di gente di Foggia, perché sua moglie era di Foggia, e poi s’è messo in proprio....)
«Qua tutti gli italiani che c’erano si davano una mano tra loro, c’era chi veniva e chi tornava a casa, ma ni ma vulut tutt semb ben’. Adesso non è più così, adesso ci facciamo concorrenza e agnun penz alli cazz suv.
«Business , papà, business».
«Bisinesse ‘sta menghij! È solo cattiverj e scurdanz di casa tua.»
E le lacrime di Bruno sono sempre più copiose."
Grazie a tutti loro.
E' questa la Ceglie che amiamo.