SUL PALCO
ULTIMO APPUNTAMENTO - GIOVEDÌ' 17 DICEMBRE
piccola rassegna per max 50 spettatori
Perché il teatro si fa sul palco. Ma il teatro, visto dal palco, è un’altra cosa. Una prospettiva ribaltata. Un’occasione rara per sperimentare una “vicinanza” inusuale con chi lavora sulla scena, sentirsi un po’ più scoperti, meno protetti dal buio della sala, provare a guardare al lavoro dell'attore con generosa e partecipe "com-passione".
PER OBBEDIENZA
dell’incanto di frate Giuseppe
di URA Teatro
con Fabrizio Pugliese
drammaturgia Francesco Niccolini e Fabrizio Pugliese
regia Fabrizio Saccomanno e Fabrizio Pugliese
coprodotto da I Teatri del Sacro 2015
La grande storia di un piccolo uomo fuori dall'ordinario: Giuseppe da Copertino, santo.
Una storia picaresca, comica, commovente e al tempo stesso raccapricciante: una vita complicata, un padre sciocco e truffato dagli amici, quattro fratelli morti, una madre indurita dalla fatica e da una fede arida. Una storia che si dipana dal primo Seicento, in un'età sfarzosa e sudicia, dove trionfano malattie gravi, infezioni, una giustizia ingiusta, una Chiesa onnipotente, ma – sopra a tutto – una vocazione sublime, l'amore bellissimo e assoluto di un giovanetto al limite dell'autismo che si innamora perdutamente de la mamma sua: la Madonna.
Nell’estasi, più che vedere, il soggetto diventa lui stesso madonna, divinità, demone, a seconda; così di San Giuseppe: è il divino che muove verso di lui, non il contrario.
Giuseppe va in estasi con una facilità incredibile: l’unica differenza rispetto ad altre estasi, dove lo spirito abbandona un corpo immobile, sta nel fatto che lui il corpo se lo porta con se, in volo; quel corpo martoriato da digiuni e flagellazioni diventa una pagina dove è disegnato tutto il suo amore verso la Madonna , tutta la sofferenza di quel mondo che lui non comprende, non da sveglio, certo, e non secondo un pensare quotidiano, ma che sente dentro di se; non basta lo spirito: Giuseppe ha bisogno di portare con se, in volo, le prove di questa sofferenza.
Senza saperlo, quel santo “idiota” mostra la nostra di inadeguatezza, il nostro bisogno di dare sempre un ordine razionale alle cose, l’incapacità, o paura, di perderci magari davanti ad un affresco, riconducendo alla “potenza simbolica del figurativo” le emozioni che il racconto segreto di quelle immagini ci suscita...
Tutto il lavoro di ricerca, di fonti storiche, di leggende popolari porta nel lavoro all’elaborazione di un testo per attore unico; un narratore all’interno di una struttura scenografica semplice, fatta di pochi segni e uno sgabello malfermo su cui siede, in bilico anche lui, in procinto di cadere, o di volare, forse.
Una storia picaresca, comica, commovente e al tempo stesso raccapricciante: una vita complicata, un padre sciocco e truffato dagli amici, quattro fratelli morti, una madre indurita dalla fatica e da una fede arida. Una storia che si dipana dal primo Seicento, in un'età sfarzosa e sudicia, dove trionfano malattie gravi, infezioni, una giustizia ingiusta, una Chiesa onnipotente, ma – sopra a tutto – una vocazione sublime, l'amore bellissimo e assoluto di un giovanetto al limite dell'autismo che si innamora perdutamente de la mamma sua: la Madonna.
Nell’estasi, più che vedere, il soggetto diventa lui stesso madonna, divinità, demone, a seconda; così di San Giuseppe: è il divino che muove verso di lui, non il contrario.
Giuseppe va in estasi con una facilità incredibile: l’unica differenza rispetto ad altre estasi, dove lo spirito abbandona un corpo immobile, sta nel fatto che lui il corpo se lo porta con se, in volo; quel corpo martoriato da digiuni e flagellazioni diventa una pagina dove è disegnato tutto il suo amore verso la Madonna , tutta la sofferenza di quel mondo che lui non comprende, non da sveglio, certo, e non secondo un pensare quotidiano, ma che sente dentro di se; non basta lo spirito: Giuseppe ha bisogno di portare con se, in volo, le prove di questa sofferenza.
Senza saperlo, quel santo “idiota” mostra la nostra di inadeguatezza, il nostro bisogno di dare sempre un ordine razionale alle cose, l’incapacità, o paura, di perderci magari davanti ad un affresco, riconducendo alla “potenza simbolica del figurativo” le emozioni che il racconto segreto di quelle immagini ci suscita...
Tutto il lavoro di ricerca, di fonti storiche, di leggende popolari porta nel lavoro all’elaborazione di un testo per attore unico; un narratore all’interno di una struttura scenografica semplice, fatta di pochi segni e uno sgabello malfermo su cui siede, in bilico anche lui, in procinto di cadere, o di volare, forse.
Inizio spettacolo 21 , ingresso 5€ - MAX 50 PERSONE
Per info e prenotazioni 3892656069