E' notizia di qualche ora fa l'ennesimo arresto per presunto spaccio di cocaina nel nostro territorio. I dettagli ce li ha dati Stefano Menga. Clicca qui
Solitamente quando ci sono notizie del genere, subito l'attenzione generale riguarda il "chi è" la persona arrestata o "beccata", e tutti relativi dettagli. Ma credo che il fatto di cui bisognerebbe parlare maggiormente sia piuttosto l'altro lato della vicenda: i clienti, gli utilizzatori finali di questo sporco mercato. Perchè è chiaro che se c'è chi spaccia questo schifo vuol dire che c'è un'altrettanto ampio "mercato" di clientela (abituale o meno) di consumatori sul territorio che tale schifo richiedono. La legge della domande e dell'offerta vale anche per la droga. E la delinquenza ci si infila, naturalmente, guadagnando su questa dipendenza.
Il consumo di droga, in particolare la cocaina, sembrerebbe purtroppo una realtà che ormai ha raggiunto le dimensioni di un fenomeno sociale allarmante. E' così in tutta Italia. Un fenomeno trasversale alle fasce di età, alla posizione sociale, al livello di istruzione e cultura. Tanti, troppi, assumono droga abitualmente. Non è più neanche più una sorta di trasgressione (resta comunque una coglionata) e per questo è ancora più preoccupante: perchè la "sniffata" pare sia diventata una sorta di rito sociale diffuso, non degno di attenzione, un qualcosa quasi "normale" su cui scende il silenzio, l'accettazione di fatto da parte della società. Non se ne parla. E invece bisogna parlarne e condannarla a costo di sembrare "antichi", "bacchettoni" e "salutisti".
E' un fenomeno sociale così ramificato e stratificato che la repressione da sola non basta. Premesso che ritengo sia da respingere qualunque proposta di legalizzazione/liberalizzazione delle droghe (senza distinzione tra leggere o pesanti, è sempre e solo droga) sono convinto che l'unica strada per tentare di arginare un cancro sociale così diffuso non possa che essere la prevenzione. Attraverso la cultura, la discussione, il ruolo insostituibile delle famiglie e delle Istituzioni, della Scuola. Anche la politica, che ha l'autorità per dettare le regole e dare un'indirizzo alla collettività che governa, la politica tutta su questo deve prendere posizione e adoperarsi concretamente per porre in essere tutte le iniziative possibili per arginare questo problema.
Che drogarsi si da coglioni devono essere le famiglie e le istituzioni a farlo capire (magari non con questa definizione diretta ma in modo ugualmente chiaro e non fraintendibile) soprattutto alle generazioni più giovani, quelle più a rischio di trascinamento da parte del "branco".
Bisogna ribaltare il concetto di "normalità" che deve tornare ad essere quella della "lontananza" dalle sostanze stupefacenti. E soprattutto le famiglie non devono pensare alla droga come un problema astratto, lontano. La facilità di ingresso della droga nella vita di un adolescente (l'età più critica) è più facile di quanto si preferisca non pensare.
Forse qualcuno leggendo questo post, lo etichetterà come "conservatore", "moralista" o cose del genere. Non mi interessa, sono convinto che non sono il solo a pensarla così. Mi preoccupa di più se qualcuno penserà "è esagerato" o "ma non è mica così". Ricordo la conclusione dell'introduzione all'ultimo libro di Roberto Saviano "Zerozerozero", che dopo aver letto un lungo elenco astratto di persone che fanno uso abituale di cocaina concludeva: "Se, pensandoci bene, ritieni che nessuna di queste persone possa tirare cocaina, o sei incapace di vedere o stai mentendo. Oppure, semplicemente, la persona che ne fa uso sei tu".
Questo è un servizio delle "Iene" andato in onda su Italia1 qualche giorno fa.