All’indomani dei ballottaggi per
le amministrative si tirano i bilanci. Il Pd perde la guida della Capitale in
favore dei Cinque Stelle che doppiano il buon Giachetti; vittoria grillina
inattesa anche a Torino che vede sconfitto un personaggio storico del
centrosinistra, una brava persona e un buon politico come Fassino; trionfo
napoletano per De Magistris che vince contro tutti. Il centrosinistra tiene per
un pelo Milano e si conferma nella “rossa” Bologna. Una ventata di novità
richiesta dagli elettori ed una necessaria pausa di analisi che il governo
Renzi dovrà approfondire. Ma non parliamo solo di questo oggi.
Perché non possiamo non
soffermarci sul clamoroso risultato di Brindisi. Angela Carluccio, avvocato 43enne proposta da “Noi
centro” di Massimo Ferrarese e vincitrice delle primarie superando il candidato
proposto dai Conservatori e Riformisti all’interno di una grande coalizione di
centro, è risultata scelta dagli elettori brindisini come nuovo sindaco del
capoluogo.
(foto: BrindisiReport)
Oltre la destra e la sinistra
Un’alleanza coesa e nuova che,
per la prima volta, ha scomposto il centrodestra e il centrosinistra per come li avevamo conosciuti fino a oggi facendo trovare unità a quel mondo centrista finora separato da un
bipolarismo sempre meno stabile e sempre più in crisi. Un mondo che va dal movimento “Noi
centro” di Ferrarese (che si è ormai lasciato alle spalle l’esperienza del Ncd)
all’area moderata del Partito Democratico, passando per i Conservatori e
Riformisti, parte dell’Udc e una serie di movimenti civici sempre di centro.
Da Brindisi (ancora una volta “laboratorio”)
riparte dunque una “voglia di centro”. Non tanto un luogo politico astratto ma
un approccio politico concreto, come punto di riferimento di una politica
basata sulla capacità di mediazione tra le spinte contrapposte interne alla società, come
capacità di sintesi della complessità, come proposta politica moderata e
riformista. Né di destra né di sinistra ma semplicemente di Centro.
Possiamo anche girarci intorno ma
è innegabile che centrodestra e centrosinistra oggi, in Italia, non esistano
più, perlomeno nella capacità di fare sintesi al loro interno. Non esiste più
il centrodestra che, con la liquefazione di Forza Italia, vede ora come
riferimento la xenofobia e i populismi leghisti con qualche appendice ex-An
alla Meloni, e tutti gli altri a rimorchio.
Ma non esiste più neanche il
centrosinistra delle origini, quello che aveva messo insieme le storie del riformismo
cattolico, socialista e laico in una visione di società basata sul riformismo
economico ma sempre con un occhio di attenzione interclassista ai ceti più
deboli. Poi ci fu l’ “assassinio” politico di quella che era stata l’esperienza
innovativa dell’Ulivo di Prodi da parte dello stesso centrosinistra; da quel
momento cambiò tutto, nonostante il tentativo del primo Pd di rivitalizzare quella esperienza vincente e comunitaria.
Ben poco di quell’entusiasmo degli
anni dell’Ulivo è rimasto nel nuovo Pd renziano (e infatti molti iscritti ed
elettori sono andati via): in anni recenti abbiamo visto l’irrisione dei
sindacati dei lavoratori, la non accettazione della critica interna e il
continuo scontro fratricida, i “regali” alle banche, l’abolizione dei diritti
dei lavoratori, il matrimonio di interesse con la più controversa ala dei “falchi”
berlusconiani alla Verdini, la trasformazione
di una questione importante come la riforma della Costituzione – abbastanza pasticciata
tra l’altro - in un plebiscito napoleonico sullo stesso Renzi (dopo che nel 2013 non si candidò neanche alla Camera), il considerare “vecchia” e secondaria tutta una storia
politica (comprese le stesse radici da cui lui proviene) sulla base anagrafica (ma
invecchierà anche lui). Una specie di riproposizione di quell’arroganza
politica vista negli anni Novanta dall’altra parte.
Dalle macerie a una nuova proposta
Dunque tutto un mondo bipolare (pro
e contro) nato intorno al fenomeno Berlusconi negli ultimi 20 anni, con l’uscita
di scena di quest’ultimo viene messo fortemente in discussione. E non solo per il successo dei grillini, ormai terzo polo. Anche la
parola “moderati”, fino a poco tempo fa monopolizzata dal ventennale centrodestra
berlusconiano, può tornare ad assumere un significato diverso, comprendendo anche
storie finora divise tra i due poli principali e che tornano a incontrarsi in
nuove realtà. Di centro e di proposta.
Per questo credo che a chi in
queste ore parla di vittoria di una sorta di "nuovo centrodestra" - basterebbe far riferimento alla presenza dell'ex presidente della provincia Michele Errico e alle tante personalità ex Pd per smentire - forse sfugge il vero
significato di questo risultato elettorale brindisino. Sia a destra che a
sinistra sono rimaste le macerie mentre è venuto fuori - e ha vinto - un nuovo
percorso realmente moderato e civico, oltre la destra e la sinistra di oggi, che può
dare voce ad un’area politica finora costretta ad andare a rimorchio di altre
storie, a destra e a sinistra.
I vincitori potranno alimentare
questa novità premiata agli elettori oppure scegliere di tornare a tutelare il
proprio orticello di singolo partitino, rendendola vana e inutile. Staremo a vedere cosa
accadrà.