Ricevo e pubblico con molto piacere un intervento dell'avv. Vincenzo Vitale, coordinatore provinciale del Codacons, su alcuni aspetti della riforma costituzionale oggetto del referendum con cui a breve saremo, come cittadini, consultati.
Torneremo a parlare diffusamente sul blog dei vari punti della riforma, per cercare di capirne di più, non appena il Governo si deciderà a fissare la data per la consultazione.
"Con la nostra Costituzione vengono individuati i diritti fondamentali dei
cittadini (il diritto al lavoro che è anche il diritto a una retribuzione che
consenta ai lavoratori e alle loro famiglie “un'esistenza libera e dignitosa”, il
diritto ad una pensione e comunque ad una tutela adeguata “in caso di
infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia”, il diritto alla salute e quindi alla
sanità pubblica, il diritto all'istruzione e quindi ad una scuola pubblica, il diritto
a misure economiche e altre provvidenze a favore delle famiglie, i principi di
dignità della persona, di solidarietà politica, economica e sociale, il principio di
utilità sociale dell'impresa e della proprietà, ecc.) come limite al potere dello
Stato e viene quindi regolato il funzionamento degli organi dello Stato (oggetto
di modifica con la riforma costituzionale) al fine di garantire che i diritti
consacrati nella prima parte della costituzione non possano essere violati.
La divisione dei poteri di per sé non garantisce i diritti dei cittadini dall'abuso
del potere se gli organi dello Stato sono in mano allo stesso partito. Ecco
perché tra gli organi dello Stato riveste particolare importanza la Corte
Costituzionale che controlla se la volontà della maggioranza, quale si esprime
in una legge, sia o no conforme alla Costituzione, e, nel caso che non lo sia,
dichiara nulla e priva di efficacia tale legge. E' quindi indispensabile
l'indipendenza della magistratura che ha, appunto, il compito di custodire il
diritto e proteggere i cittadini dall'abuso.
Ora, per comprendere gli effetti della modifica costituzionale sui diritti dei
cittadini, occorre premettere che la legge elettorale, cosiddetto Italicum, è una
legge che assegna un premio di maggioranza alla camera dei deputati (340
seggi su 630) al partito che vince le elezioni.
Tale premio potrebbe consentire al partito di maggioranza, nel caso di vittoria
del referendum costituzionale, di scegliersi il Presidente della Repubblica e,
indirettamente, i componenti del Corte Costituzionale di nomina presidenziale,
pregiudicando quindi la legittimazione degli organi di garanzia più importanti
della nostra democrazia.
Infatti, mentre attualmente nella Costituzione è previsto che per la nomina del
Presidente della Repubblica, dopo il terzo scrutinio, la maggioranza assoluta
dell'assemblea (art.83) e quindi 504 voti su 1008 aventi diritto (considerando
anche i delegati regionali), con la modifica si prevede che dal quarto scrutinio
si scende ai tre quinti dell'assemblea (435 voti), mentre dal settimo scrutinio è
sufficiente la maggioranza di tre quinti dei votanti (cioè di quelli presenti ) e,
quindi, ad un numero ancora inferiore. E' stato giustamente osservato che il
riferimento ai “votanti” nel nuovo art.83 consentirà possibili tatticismi
parlamentari per abbassare il quorum.
Ne consegue che il partito di
maggioranza potrebbe eleggere da solo il Presidente della Repubblica,
disponendo già di 340 voti alla camera dei deputati e nel senato
presumibilmente, in quanto partito che ha vinto le lezioni, di un numero
considerevole di senatori. E' quindi concreta la possibilità che il Presidente della
Repubblica venga designato dalla sola maggioranza, con la conseguenza di
influenzare indirettamente la nomina di un terzo dei quindici giudici che
compongono la Corte Costituzionale. Ora, poiché il potere di nomina di un
altro terzo della Corte compete direttamente al parlamento (3 alla camera dei
deputati e 2 al nuovo senato), la “politica” potrebbe designare ben dieci giudici
costituzionali su 15. Gli altri 5 continuerebbero ad essere nominati dalla
Magistratura.
In sintesi, l'attuale riforma costituzionale rischia di attribuire un potere
incontrollato all'esecutivo, depotenziando la figura del Presidente della
Repubblica, che perderebbe la sua autorevolezza se fosse di fatto nominato da
un solo partito. Ma soprattutto potrebbe consentire al partito di maggioranza di
“conquistare” la Corte Costituzionale, con conseguente politicizzazione di un
organo giurisdizionale di ultima istanza, la cui indipendenza è necessaria per la
tutela dei diritti dei cittadini riconosciuti dalla prima parte della costituzione.
Il voto sul referendum dovrà tener conto dello scopo primario della costituzione
(impedire che il potere possa non riconoscere o anche limitare i diritti
fondamentali dei cittadini) e se dunque la riforma che ci viene proposta
soddisfa tale scopo e non certo se vi è una riduzione di spesa, che può essere
ottenuta in mille modi diversi (per esempio,riducendo gli emolumenti ai nostri
deputati o eliminando enti inutili)".
Vincenzo Vitale