Michele Ciracì, attraverso una lettera aperta alla città, lancia un appello per intitolare il Teatro Comunale al Cavalier Giuseppe Elia, storico sindaco di Ceglie Messapica nella seconda metà dell'Ottocento. Tribuna Libera sottoscrive la proposta e invita tutti voi a fare altrettanto.
"Cari concittadini, cari amministratori comunali, in numerosi articoli da me pubblicati qualche anno fa sulle pagine di quotidiani e soprattutto sul mensile “Ceglie Plurale” così come nella monografia: Giuseppe Elia (1821-1887) – L’uomo, l’amministratore, l’imprenditore nell’Ottocento di Terra d’Otranto (TIEMME, Manduria 2013) firmato insieme al prof. Franco Antonio Mastrolìa dell’Università del Salento, ho avanzato la proposta intorno al nome da darsi al nostro teatro comunale, scartando l’idea di battezzarlo col nome di riconosciuti maestri di livello internazionale.
Proponevo e propugno ancora l’idea di intitolarlo al Cavalier Giuseppe Elia.
Chi è stato Giuseppe Elia è risaputo. Nato nella nostra città il 3.2.1821 e morto a Roma il 30.5.1887 nell’anticamera del Ministro Grimaldi mentre era in attesa di perorare la causa della sua città.
Una personalità la sua fortemente innovativa per quei tempi ormai remoti: sin dal suo primo insediamento alla guida della nostra comunità nel 1861 seppe vedere in anticipo il futuro per una comunità che sino ad allora era stata ai margini della vita politica e sociale di Terra d’Otranto.
Lungo e superfluo sarebbe per me continuare in questo breve intervento i meriti di Elia sia in campo urbanistico, come in quello sociale, economico e culturale: io stesso diffusamente ne ho scritto nel citato volume.
Voglio solo ricordare, attraverso le sue parole l’amore, che egli pose nel progettare e portare a termine la costruzione del teatro cegliese, uno dei primi ad essere edificato in tutto il Salento.
Così scriveva nel discorso da lui letto nella qualità di sindaco in occasione dell’apertura delle tornate autunnali del Consiglio Comunale di Ceglie Messapica 22 settembre 1873: "… dopo il capoluogo della Provincia, dopo Lecce, saremo noi soli ed i primi finora che avremo un teatro di nuovo impianto. Non occorreva grande elevatezza d’ingegno per capire, e capisco anch’io, che in mezzo ad una popolazione per più di nove decimi analfabeti la fondazione di un teatro può sembrare un fuor d’opera: Ma che, o Signori? Resteremmo sempre nella beata ignoranza, in cui si cullavano i nostri antenati? Sarà sempre questa patria nostra ritenuta siccome la Beozia della Provincia Leccese? Avverrà sempre che il forestiero ritorca con ribrezzo lo sguardo da noi come da quel’Iloti che i cittadini di Sparta abbrutivano nel lavoro della gleba, e negl’istinti ferini? Porgete orecchio, e da un capo all’altro d’Italia sentirete risuonare del continuo la voce: Istruzione, musica, teatro, i soli che possono ingentilire il cuore e rendere socievoli gli uomini”.
E allorché quest’opera non riusciva a decollare per mancanza di fondi e vari problemi burocratici, Il sindaco si sostituì all’Amministrazione Comunale e finanziava l’opera da privato cittadino portandola a termine con una donazione di alcune migliaia di lire.
Mi si dia pure torto quando sostengo la necessità di non andare a cercare, per denominare il nostro teatro, un nome per quanto universalmente glorioso e venerato nel mondo dell’arte o di tanti geni musicali nati in un’altra parte d’Italia.
Agli illustri musicisti e uomini di ingegno ai quali l’Italia ha dato i natali sono stati resi i debiti onori; molti teatri e strade ne hanno preso il nome.
Penso fortemente che, come altre città e paesi anche a noi vicini hanno dato il nome ai loro teatri di gloriosi loro cittadini, così per Ceglie sia doveroso non dimenticare questo straordinario sindaco che in anni di operosa amministrazione riuscì a cambiare il volto del nostro “piccolo” paese elevandolo al di sopra della mediocrità.
L’ultimo vero acuto? La visita del Ministro dell’Industria e Commercio Grimaldi nella nostra città il 1886 e i progetti portati avanti dal sindaco Elia che ha chiuso un’epoca. Da allora, fino ad oggi, diciamocelo senza girarci intorno, stiamo vivendo di rendita: una vendita morale, culturale ed economica che non era eterna e necessitava di essere periodicamente rivitalizzata. Oggi purtroppo assistiamo allo svuotamento dei nostri migliori figli, risucchiati fuori dalle mura di Ceglie dalla cronica assenza di prospettive.
A tal proposito credo che, se noi fossimo più gelosi e orgogliosi delle nostre glorie locali e più solleciti ad onorarli come si dovrebbe, anche gli altri riconoscerebbero meglio i nostri meriti e ci stimerebbero per come Ceglie davvero merita.
Forse, se continuassi su questi toni, non la finirei più, e d’altra parte non potrei abusare oltre della vostra pazienza.
L’argomento in questione può sembrare a prima vista di poco conto ma è uno di quelli che più mi appassionano, né posso dire dove andrei a parare, se per poco lasciassi libero il freno alla mia penna.
Mi affretto così a smetterla concludendo, con vostra buona pace e con il rispetto che si deve a nomi di stampo universale, restando fermo nel mio che il nostro Teatro Comunale si debba chiamare TEATRO GIUSEPPE ELIA".
Michele Ciracì