F F Tribuna Libera: I grandi sarti cegliesi

lunedì 27 agosto 2018

I grandi sarti cegliesi











di Adele Galetta




La tradizione sartoriale cegliese, soprattutto maschile, è documentata sin dal Seicento e diviene importante e conosciuta oltre i confini cittadini, nella seconda metà dell’Ottocento, grazie ai Maestri Giuseppe Bottone, Domenico Faggiano e Francesco Barletta che si trasferirono a Napoli, l’allora capitale della sartoria nazionale, ad imparare e far proprie le novità del campo. 


La svolta avvenne agli inizi del Novecento con il fiorire nella città messapica di decine di botteghe sartoriali, a conduzione familiare, nelle quali lavoravano, fianco a fianco, il maestro, gli operai e gli apprendisti: si ricorda quella del Maestro Francesco Pascariello, in Largo Osanna 38, tappa fondamentale dell’evoluzione sartoriale della città, per aver portato le innovazioni provenienti dai continui viaggi a Napoli e Milano. 

Ma la più importante e nota sartoria cegliese dell’intero secolo è stata, sicuramente, quella del cav. Vittorio Maggiore. Artigiano eccellente, giovanissimo si trasferisce a Napoli presso la famosa sartoria De Nicola, dove, in breve tempo, divenne primo lavorante e tagliatore specializzato. 

Ma l’improvvisa morte del padre lo costrinse a ritornare a Ceglie Messapica da dove, poco dopo, partì per prendere parte alla Prima Guerra Mondiale. Tornato, aprì la sua bottega, prima in vico IV Nannavecchia e poi in via Dante, 30 da dove sono passati tanti clienti: politici, magistrati, alta borghesia. Grazie a sue sollecitazioni, inoltre, il Sen. Gaspare Pignatelli, suo cliente e Sottosegretario all’Artigianato, presentò una proposta di Legge sull’Apprendistato, diventata poi Legge nel 1955. 

Spiccata era la sua capacità di dare “eleganza” a qualsiasi corpo e nel cucire, con raffinatezza qualsiasi tipo di abito. Dalla sua bottega, come dalle tante botteghe cegliesi, sono usciti numerosissimi straordinari sarti che hanno fatto la fortuna delle più grandi sartorie italiane, tra i quali ricordiamo Francesco Gallone, Rocco Maggi, Erminio Vitale, Rocco Carrone

Grandi Maestri che hanno reso grandi, formandosi a loro volta, le sartorie meneghine come Caraceni (dove si serve Silvio Berlusconi), Scalmani, Vuggi, Carraro e tante altre. Anche la moda estera ha goduto della professionalità e bravura di sarti cegliesi: Angelo Faggiano, ad esempio, allievo di Vittorio Maggiore, da 45 vive a #Parigi dove ha prestato servizio presso la maison Pierre Cardin Paris, mentre Antonio Vitale, deceduto lo scorso anno, inventore di un modello di pantalone con due sole cuciture, aprì a Parigi, sull’Avenue des Champs-Élysées, una grande casa di moda. 

Dagli anni Cinquanta ai primi anni Ottanta, Ceglie Messapica ha visto nascere e lavorare con successo, decine e decine di botteghe sartoriali artigianali, fino all’arrivo della sartoria industriale, il cui lavoro copriva, prevalentemente, il mercato con i grandi marchi internazionali. 

Questi laboratori, purtroppo, hanno chiuso alcuni anni fa e, oggi, il confezionamento “su misura” degli abiti maschili è un privilegio nelle mani dei Maestri Giuseppe Rodio e Mario Laneve. Quest’ultimo, insieme al cognato Carmelo Lenoci, sono tra i sarti che lo stilista Kean Etro volle omaggiare in occasione della sfilata di moda che si tenne a Milano tre anni fa. 

Infine, da ultimo, non per importanza, anche la tradizione sartoriale femminile cegliese ha formato decine di sarte, grazie alle sorelle Vittoria e Immacolata Maggiore, maestre di decine di sarte cegliesi e dei paesi vicini, alle quali si rivolgevano le Famiglie più facoltose provenienti da tutte le città della Puglia.



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