Francesco Gioia, nostro giovane concittadino, è un professionista che si occupa di marketing e relazioni internazionali soprattutto in ambito enogastronomico. E' dunque spesso in viaggio, anche all'estero. Nelle scorse settimane, quando è scoppiata la pandemia, era di ritorno da un viaggio di lavoro in Germania ed Olanda.
Al ritorno, sceso dall'aereo, si è autodenunciato alla polizia e, tornato a casa, si è messo in quarantena obbligatoria, seguendo le istruzioni della Regione Puglia.
Ora ci regala alcune sue considerazioni al termine di questa sua esperienza in cui non gli è stato consentito alcun tipo di spostamento o contatto con altre persone.
"Fine Isolamento"
Oggi termina il mio isolamento obbligatorio e per fortuna sto bene.
Vi racconto una mia esperienza.
Questa foto è l’inizio del viaggio che mi riportava in Italia dopo giorni. Erano le 6 di mattina quartiere Amsterdam Science Park e occhi di paura, li ho voluti ricordare mentre ero in un ascensore.
Ero fuori per lavoro (Germania e Olanda) quando in Italia è scoppiata l’emergenza e si sono susseguiti i decreti. I voli sparivano dal tabellone dell’aeroporto uno dietro l’altro. Confusione generale. Ci ho messo diversi giorni e diversi biglietti per rientrare.
L’approccio di olandesi e tedeschi nei confronti dell’emergenza era pressoché nullo. Mi dicevano che noi italiani la stavamo facendo troppo grande, come al nostro solito. “È un vostro classico, è l’Italian Drama”, dicevano. Ho dovuto mediare sempre con tanta pazienza.
Ne sono successe un milione e non mi basterebbe un post per raccontarle tutte.
Quello che posso dire è che non mi è mai mancata la mia nazione come in quei giorni, anzi non mi è mai mancata Ceglie così tanto.
Non è stato semplice. È una lezione che terrò sempre bene in mente nonostante io non veda l’ora di ripartire ancora.
Ogni volta che ci muoviamo ci portiamo dietro un pezzo di casa nostra, che è la nostra cultura e la nostra educazione. E niente e nessuno ce la può più togliere.
Dobbiamo amare di più il nostro Paese e smetterla di seguire i vomitatori di odio e negatività. Da quello che ho potuto percepire l’Italia sarà, alla fine, tra i Paesi europei che hanno gestito meglio l’emergenza.
Bisogna saper però comprendere che la differenza che c’è tra le culture dei popoli europei è enorme. Non esiste quella migliore, esiste la propria cultura che ognuno considera quella migliore.
Allo stesso modo bisogna saper accettare questo se si vuole convivere.
Non ho mai ricevuto manifestazioni razziste o altro solo perché ero italiano. Ho avuto indicazioni su modi e soluzioni diverse da quelle italiane, perché per loro funziona così e punto.
Bisogna essere bravi, onesti e furbi nell’instaurare un rapporto di qualsivoglia forma di convivenza e mi riferisco soprattutto a quella europea.
Ogni stato e ogni popolo ha un suo modo di fare nel vivere, nel negoziare, nel riparare, in tutto.
Accanirsi contro questo non sarà mai una dimostrazione di intelligenza e rispetto della civiltà. Per essere considerati migliori c’è tanto lavoro da fare ma abbiamo tutto il potenziale per riuscirci. Ultimamente chi urla riesce a catturare le nostre emozioni (purtroppo negative in questi giorni) ma non è detto che stia dicendo la cosa giusta.
Perciò per ora affrontiamo il problema principale, che è salvarci, perché dopo dovremo rimboccarci le maniche e dimostrare di essere tra i più bravi nel ricostruire una nazione e portare avanti le nostre tradizioni e la nostra cultura millenaria.
L’Italia è un sogno e l’Italia siamo noi!
Francesco Gioia