F F Tribuna Libera: La piazza, i concerti e la propaganda

martedì 12 agosto 2014

La piazza, i concerti e la propaganda


Rivedendo, attraverso i libri o in video, le immagini della storia del secolo scorso (in particolar modo nella fase dei regimi totalitari) balzano agli occhi quelle delle grandi adunanze di popolo, i grandi eventi pubblici del regime. In particolar modo nelle piazze. Mostrare la piazza piena, con foto e filmati (di rapida presa sullo spettatore), equivaleva ad agire sull'inconscio individuale per stimolare nella mente del suddito la rappresentazione simbolica del'unità tra il governo e il popolo, prolungata molto oltre l'evento stesso. Più la folla era oceanica più il messaggio trasmesso era che il consenso al governo fosse forte e invincibile. 





Per questo il Ministero della propaganda fascista dava ordine di effettuare soprattutto inquadrature dall’alto, cercando di evitare di mostrare spazi vuoti all’interno della folla; l'unità tra il popolo e il regime doveva sembrare maestosa e indissolubile.

Oggi fortunatamente non c'è più un regime autoritario, siamo una democrazia, c'è la libertà (anche di critica) ma la propaganda è ancora praticata. Lo richiede il concetto stesso di società di massa: concetti semplici, veloci, immagini che arrivano a tutti e che contribuiscono alla percezione dell'immagine che il singolo cittadino ha della politica.

Per cui ecco l'uso propagandistico delle immagini delle piazze piene (ricordate le foto delle piazza piene ai comizi di grillo qualche mese fa? - Ciò nonostante il M5s fu doppiato come voti dal  centrosinistra). E anche a livello locale in una piccola realtà come la nostra, c'è ormai il "torneo" sui social network tra i politici della maggioranza per chi posta la foto di eventi estivi con maggiore affluenza di pubblico in piazza, simbolo del "cuore" della città. 





Il messaggio è subliminale ma semplice: l'amministrazione organizza l'evento - l'evento riempie la piazza di persone - la piazza rappresenta il popolo - il popolo sostiene alla grande l'amministrazione. In realtà gli elementi non sono logicamente così interconnessi ma a livello subliminale il concetto riesce spesso a passare.
Ed è per questo che chi ricorre a tale strategia comunicativa deve contrastare qualunque elemento aggiuntivo che potrebbe turbare l'equazione.

A livello teorico, qualunque governo normale farebbe tesoro dei consigli e delle segnalazioni (c'è un problema, dunque cerchiamo di risolverlo per migliorare ancora di più la situazione comune) ma la propaganda non può accettarlo. Dunque, parlare di altri aspetti connessi (ad esempio, i costi di un evento, la pulizia dei luoghi pubblici, i disagi vari) deve essere presentato, da chi governa, come una sorta di disfattismo rispetto all'immagine "da cartolina"
studiata e portata avanti. Poco importa il fatto che sia una bugia e che non esista nessun cittadino che non sia contento se la nostra città (che è di tutti) sia piena di gente: il meccanismo della propaganda non può rischiare di incepparsi. Degli altri problemi quotidiani dei cittadini non bisogna parlare.


Chi critica aspetti non graditi viene addirittura (dal momento che la piazza piena deve essere identificata col consenso dei cittadini al governo) presentato come uno che "vuole presentare una brutta immagine" della città, Stato o quello che sia. Come quel bambino che, in una famosa storiella, osava dire che "il re è nudo" (e il re lo era davvero ma nessun suddito aveva il coraggio di dirlo).







Per non parlare del mostrare la piazza vuota nei giorni "ordinari", quando il grande rito collettivo dell'evento pubblico non riesce a dispiegare i suoi effetti.






La critica al "non amare la città attraverso quelle foto" diventa ancor più dura, proprio perchè va a intaccare l'elemento essenziale della propaganda. Poco importa, anche qui, che la foto sia vera.

Ma oggi la società è molto diversa da quella degli anni 30 e 40. L'informazione e la capacità di approfondimento sono libere, rapide e alla portata di tutti attraverso internet e i social network. I cittadini hanno coscienza maggiore dei loro diritti, giudicano liberamente gli operati e i risultati dei governi, come amministrano i loro soldi, anche ciò che non fanno e ciò che avrebbero potuto fare per la collettività e non hanno fatto.

Per cui quando veniamo bombardati dalle foto sui grandi eventi da qualche politico o da qualche suo scudiero, chiediamo a questa persona: cosa hai fatto prima dell'evento (e cosa farai dopo l'evento) per risolvere i tanti problemi di noi cittadini che forse un concerto può far dimenticare per una sera ma che, al mattino dopo, tornano prepotentemente e tristemente davanti agli occhi? 

Basta solo organizzare con soldi dei cittadini un concerto  - e lasciare le strade che sembrano bombardate, non adottare alcuna misura concreta preventiva di politiche per la sicurezza, prepararsi a una nuova tornata di tasse sulla testa di famiglie e commercianti - per dire che si è soddisfatti di questa politica per i cittadini? Noi pensiamo di no, per quanto bello sia il concerto e per quanto contenti siamo e saremo per la piazza di Ceglie piena. Disfattismo? No, penso sia buon senso. Amministrare una città è un'altra cosa. Ciò nulla toglie alla qualità degli eventi (pagati da noi stessi) e al piacere di vedere la città piena di persone. Vorremmo fosse più spesso così.

  



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