Oggi in Consiglio regionale si discute l’approvazione del Piano di riordino ospedaliero. Intanto questa mattina il Quotidiano, con un articolo di Maria Gioia, traccia un “ritratto” del nostro presidio ospedaliero.
SOPRAVVIVONO SOLO ORTOPEDIA, PSICHIATRIA E LUNGODEGENZA
Resta ferma la ristrutturazione iniziata al blocco operativo.
... Senza contare che esiste una delibera che prevede la ristrutturazione del blocco operativo, al’interno del quale sono comprese due sale operatorie, letteralmente smantellato nel corso di lavori di ristrutturazione iniziati, dopo l’assegnazione dell’appalto, nel 2007 e mai terminati. Lavori per cui era stata stanziata una cifra di 1 milione e 175mila euro. Che fine avrà fatto quella cifra se il blocco operativo da tre anni non vede la luce? Nel senso che effettivamente manca proprio l’illuminazione artificiale, perché i fili elettrici penzolano dal muro, tanto per intenderci. E mentre all’interno è tutto preciso e ordinato, all’esterno gli intonaci non si rifanno da tempo e cadono a pezzi. Tutti i reparti sono stati ristrutturati e presentano pareti imbiancate e pulite, impianti elettrici nuovi e, dove necessario, ci sono impianti di gas medicale appena fatti.
Il video della manifestazione di protesta di due settimane fa
Certo che se, nel 2002, la protesta contro la chiusura della gran parte dei reparti avesse visto la partecipazione anche del centrodestra cegliese, probabilmente saremmo riusciti ad evitare la trasformazione del nostro ospedale in “presidio ospedaliero” e oggi forse la situazione sarebbe stata diversa. Ma doveva essere tutta una città a ribellarsi.
Al contrario, quando l’allora governatore Fitto venne a spiegare i tagli dei reparti, fu accolto da una sala con pubblico selezionato e plaudente. I manifestanti, che non erano certo un esercito, furono tenuti fuori, sotto il controllo attento delle forze dell’ordine.
Il centrodestra di allora (che si chiamava CDL) scelse di chinare la testa e l’ospedale, come lo avevamo conosciuto fino ad allora, non ci fu più. Tra gli applausi. Rimasero pochi reparti. Ed iniziò l’emigrazione verso la città degli Imperiali. Questa è purtroppo la storia. I comitati “Ceglie è dei cegliesi” sarebbero dovuti nascere allora. Era dieci anni fa che bisognava bloccare l’inizio della fine del nostro ospedale.
Non fu fatto.
Nel post di ieri tra l’altro avevamo citato un intervento dell’assessore regionale alla Salute, Tommaso Fiore, che probabilmente poteva riguardare l’ospedale di Ceglie e un suo “salvataggio” sotto forma di “residenza sanitaria per anziani” (clicca qui)
Ma quali sono i motivi dei tagli?
Ne abbiamo parlato qualche mese fa