Leggiamo su BrindisiReport:
BRINDISI – Raffaele Niccoli è stato il primo mostro sbattuto in prima pagina e finito in tv come il possibile attentatore della strage della scuola Morvillo-Falcone. Era stato ascoltato in questura, per sei ore, nella notte tra sabato e domenica, e poi rimandato a casa senza essere iscritto nel registro degli indagati. La mattina dopo ha trovato la sua faccia sotto il fotogramma dell’attentatore, accompagnata dalla scritta: «Sotto torchio per 36 ore». Per Niccoli, maresciallo dell’aeronautica in pensione, 63 anni appena compiuti, sposato e “amabilmente divorziato”, padre di tre figli, nonno di due nipotini, è iniziato un incubo. Che per fortuna è finito presto. Ma ora annuncia querele per diffamazione, cause civili e denunce all’Ordine dei Giornalisti. LEGGI L'INTERVISTA
Il "tribunale del popolo", ai tempi 2.0
Ma non è solo una parte della stampa che si è avventurata in affermazioni troppo premature e precipitose. Il peggio lo hanno dato i social networks, alcuni blog e forum vari. Riprendendo e amplificando notizie inesatte e incerte, alla ricerca dello scoop casereccio-amatoriale, per un'inutile e triste ricerca di qualche accesso o per un "mi piace" in più.
Inutile, soprattutto di fronte a una tragedia come questa. Internet dovrebbe essere il luogo della libertà di discussione, ma non della libertà di amplificare cose non vere (uno "scivolone" professionale può anche accadere per la fretta, ma è dovere correggersi e scusarsi) che rischiano di travolgere persone innocenti. Poi magari viene tutto cancellato dall'internauta pentito, però il danno resta. La domanda da farsi è: "... e se mi fossi trovato io in quella situazione assurda e si fosse parlato di me, con una mia foto in giro per internet?". Accusato di un reato gravissimo tra l'altro...
Voi cosa vi rispondereste?
Inutile, soprattutto di fronte a una tragedia come questa. Internet dovrebbe essere il luogo della libertà di discussione, ma non della libertà di amplificare cose non vere (uno "scivolone" professionale può anche accadere per la fretta, ma è dovere correggersi e scusarsi) che rischiano di travolgere persone innocenti. Poi magari viene tutto cancellato dall'internauta pentito, però il danno resta. La domanda da farsi è: "... e se mi fossi trovato io in quella situazione assurda e si fosse parlato di me, con una mia foto in giro per internet?". Accusato di un reato gravissimo tra l'altro...
Voi cosa vi rispondereste?
La questione è ben affrontata anche in un altro articolo, sempre su BrindisiReport