Negli ultimi giorni si è tornato a parlare dell'8 Settembre. Lo si è fatto come argomento per sottolineare la confusione su questa data importante per la memoria storica del nostro Paese da parte di chi ci governa. Ma non è di questo che vorrei parlarvi oggi.
L'8 settembre 1943, come sapete, è il giorno in cui viene reso pubblico, nel corso della II Guerra mondiale, l'armistizio tra Italia e Alleati e l'inizio della nostra co-belligeranza al fianco di questi ultimi contro la Germania nazista. Da qui tutta la tragedia che ne seguirà fino alla sconfitta definitiva del nazifascismo e la nascita della nuova Italia finalmente libera, democratica e repubblicana.
Ma dietro ai grandi eventi e ai grandi protagonisti ci sono le singole persone comuni, milioni di vite attraversate dal vortice di avvenimenti drammatici e sanguinari di quegli anni.
Tra questi vi voglio parlare di un cegliese, Oronzo Lodedo, mandato come tanti giovani al fronte, lontano, e da cui molti di loro non sarebbero tornati vivi. Suo nipote, Massimo Santacroce, ci ha regalato il racconto fattogli dal nonno su quel giorno che avrebbe cambiato la storia dell'Italia, appunto l'8 settembre.
8 SETTEMBRE 1943.
"L' Italia si arrende dopo essere stata invasa dagli angloamericani. Monarchia, governo e vertici delle forze armate fuggono a Brindisi lasciando le truppe senza ordini abbandonate a se stesse sui vari fronti. Inizia la guerra civile che si protrae ufficialmente fino al 25 Aprile 1945 con la liberazione di Milano.
Mio nonno Oronzo, un soldato semplice cegliese, si trovava in servizio sul fronte jugoslavo. Contadino, orfano con 11 fratelli, si era sposato e dopo 6 mesi era stato richiamato alle armi. Suo padre era morto sull'Isonzo a 21 anni durante la Grande Guerra. Per paura di lasciare a sua volta un orfano di guerra mise incinta mia nonna solo a guerra finita.
Nonno Oronzo era stato appena decorato per essere sopravvissuto ad un'imboscata dei partigiani di Tito che avevano sterminato il suo plotone. Ferito al piede da una pallottola piangeva per i suoi amici morti, per i suoi nemici dilaniati dalle bombe a mano che aveva gettato e per la distruzione delle scarpe nuove della sua misura che aveva finalmente appena ricevuto.
L' 8 settembre 1943 viene sciolta la sua divisione (400.000 uomini) e inizia la fuga. Rientrerà a Ceglie due mesi dopo, a piedi, accolto dalla suocera con il fucile spianato e pronta a sparare in quanto irriconoscibile.
Molti suoi compagni di viaggio vennero catturati e/o uccisi dai tedeschi e dai partigiani. Dovette nascondersi in un rifugio sotto dei fichi d'india fino all'amnistia del 1946 in quanto disertore. Fu riabilitato 40 anni dopo.
Nonno Oronzo non ha mai capito cosa accadde l'8 settembre.
Mi diceva solo: "scappavano tutti".